“La politica di salvataggi bancari dell’Unione europea costituisce una violazione dei diritti umani”. Il solito (e sacrosanto) attacco di Nigel Farage? Macché. L’affermazione, riferita alla Grecia ma ampiamente estendibile, è di Cephas Lumina, della Commissione Onu per i Diritti Umani. Onu, Onu… Ma non c’era, in Italia, una signora che lavorava all’Onu? E che è diventata presidente della Camera? Com’è che lei, la signora, non se n’era accorta? Troppo impegnata a denunciare chi ironizzava su Fb con foto taroccate? Beh, certo, i problemi veri sono questi. Sono i fotografi che ritraggono la sua bambina (maggiorenne), mica le misure imposte dai mercati e dall’Ue che “hanno provocato una contrazione dell’economia e pesanti costi sociali per la popolazione, oltre all’alta disoccupazione, l’aumento dei senzatetto, della povertà e della diseguaglianza”. Certo, è riferito alla Grecia. Ma davvero nessuno dei corifei del politicamente corretto si è accorto che Atene assomiglia sempre di più a Roma? Troppo impegnati nei salotti della gauche caviar per accorgersi di chi, in Italia e non in Grecia, si suicida perché il caviale manco se l’è mai sognato ed ora non può sognare neppure un panino al salame? Davvero questi radical chic non si sono accorti che la politica economica del grigiocrate Monti era non solo criminale ma anche tecnicamente sbagliata?
Eppure la ricetta applicata alla Grecia dovrebbe far riflettere: su 1,3 milioni di disoccupati – ricorda Lumina – solo 160mila ricevono sussidi di disoccupazione mentre gli altri non hanno neanche l’assicurazione sanitaria; la disoccupazione ufficiale è salita al 28%, il 10% dei greci vive in condizione di estrema povertà. Brillante risultato delle misure di austerità. E chi non ha lavoro, non ha casa, non ha prospettive, difficilmente potrà pagare le tasse per placare la voglia di sangue della Bce e della speculazione. Vale per la Grecia, ma anche per l’Italia.
E nei giorni scorsi si è assistito, nuovamente, all’immondo balletto delle ricette da imporre al nostro Paese. “Bisogna proseguire con il rigore e senza ridurre le tasse”; “bisogna far ripartire l’economia e l’occupazione, perché in caso contrario non potrete pagare il debito”. Delle due, l’una: o si investe per rilanciare l’economia ed il lavoro, alleggerendo le tasse e rinegoziando debito e tempi di pagamento, o si continua a farci massacrare da questi bastardi e si rinuncia al lavoro ed alla ripresa dell’economia. Ma, con questa seconda scelta, procediamo sempre più velocemente verso l’impoverimento totale e finale, con un continuo aumento delle tasse poiché la ricchezza creata diminuisce e per mantenere i medesimi livelli di pagamento ai mercati si devono aumentare i prelievi dal sempre più ridotto numero di persone con un reddito e con una proprietà. Sino ad arrivare a toccare gli idioti politicamente corretti. E a quel punto, quando dovranno rinunciare allo champagne preferito ed al caviale, si accorgeranno di aver sbagliato qualcosa.