De Magistris comincia che meglio non poteva la sua campagna elettorale, chiamando Napoli alla rivolta e suggerendo a Renzi di iniziare ad aver paura. In termini, però, che più coloriti non si può. Gonfiando il petto, l’ex pm ha rispolverato il repertorio “rivoluzionario” e ha distribuito attacchi su tutte le ruote. Attingendo a man bassa a tutti gli argomenti del risentimento napoletano nei confronti della gestione a trazione settentrionale del Paese.
La retorica è sempre la stessa, in fondo: “mi hanno strappato la toga ma non mi prenderanno l’anima”, urla dal palco. E poi aggiunge: “Se mi faranno fuori ci sarete voi”. E quindi conclude: “Napoli capitale, sud ribelle: Renzi ti devi c***re sotto”. Testuale.
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Il Partito democratico ha risposto in maniera scomposta agli attacchi, invocando il fair play istituzionale. Valeria Valente accusa: “Non è all’altezza di fare il sindaco di Napoli. Utilizza toni di violenza, indegni per la terza città d’Italia”.
Lo scontro è pesante e, più si andrà avanti peggio sarà: gli accordi che il Pd ha siglato con la pattuglia verdiniana anche a Napoli (e a Salerno) ha infiammato ancora di più il dibattito interno allo stesso partito che deve fare i conti con le zeppate di Bassolino che, facendosi portavoce della sinistra, condanna senz’appello le strategie e le mosse dei comitati e della dirigenza dem.
@barbadilloit