Dall’Inghilterra arrivano, rumorosi, i fasti e le speranze di gloria del Leicester del sor Claudio Ranieri. Una favola che, per una volta, mette insieme tutta Italia perchè ci sarebbe un bel pezzo tricolore nello sgambettone alle grandissime d’Oltremanica casomai (scamaranzia oblige) le Volpi dovessero centrare il titolo. Però c’è un dramma che va consumandosi nella scintillante Premier. Il glorioso Aston Villa è retrocesso. In modo inglorioso, irrispettoso per la storia e il lignaggio della squadra di Birmingham.
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La tentazione strapaesana di urlare che, sì, tutto il mondo è (appunto) paese è irresistibile. La squadra ha inanellato una serie di sconfitte pesantissime. Il sospetto è che si sia “lavorato” proprio allo sfaldamento con l’obiettivo della dèbacle. Pure in Inghilterra la pensano così tant’è che la società ha “messo sotto inchiesta” (sic!) il “suo” campione, Gabriel Agbonlahor. Lo hanno sospeso, Agbonlahor “fino a che non venga fatta chiarezza sull’accaduto”. E l’ “accaduto” è cosa drammatica (sportivamente parlando): Gabriel se ne sarebbe andato bellamente a festeggiare inalando gas ilare a Dubai e facendosi riprendere in un video. E mica solo questo: il Daily Mail – che ha annunciato la volontà del club di disfarsene in estate – ha raccontato pure di altre peripezie tipo quella di spendere 3mila sterline per un tavolo in un night sempre a Dubai (fatto che sarebbe avvenuto un mese fa) o quella di consumare due bottiglie di Dom Perignon al servizio in camera in un albergo a cinque stelle.
Dietrologie, accuse e trimalcionismi a parte, il dato certo è che l’Aston Villa è stata in grado di resuscitare persino il redivivo Alexandre Pato. Perdere sei partite di fila (a cominciare dal 6-0 contro il Liverpool a finire al decisivo 4-0 contro il Chelsea dell’ex milanista) è segnale incontrovertibile: squadra confusa, spogliatoio spaccato, calciatori non all’altezza del blasone.
Sullo sfondo c’è una gestione societaria a dir poco deficitaria. Che è esplosa in faccia al cowboy Randy Lerner, capintesta dell’attuale direzione del club. Per rilanciare la società, si era arruolato come dirigenti Mervyn King (appartenente alla Camera dei Lord, ex governatore della Bank of England) e David Bernstein (capo della Croce Rossa britannica e già artefice del rilancio del Manchester City dell’era pre-sceicco). Si sono dimessi tutti e due in meno di due mesi dalla loro nomina. Bernstein, abbandonando la nave, parla di gravissime confusioni in seno alla società e di sostanziali ostacoli a un’opera di rinnovamento per tentare di dare a squadra e club uno slancio nuovo. Durissimo l’addio di King, una vita con i colori dell’Aston Villa nel cuore, che ha scritto al chairman Hollings:
“Questa sarà ricordata come la peggiore stagione della storia. Era necessario un cambio netto sull’intendere l’impegno e la cultura sportiva ma ogni progresso è stato brutalmente fermato. Credo che solo la cessione del club possa effettivamente cambiare qualcosa e, a tal proposito, ti auguro il miglior esito possibile per i tuoi sforzi”.
Steven Hollings, da parte sua, ha scritto una lettera aperta ai disperatissimi tifosi Claret and Blue:
“Dobbiamo ammettere che il verdetto di questo fine settimana rappresenta il culmine di una stagione inaccettabile caratterizzata da troppe spaccature, dentro e fuori dal campo. Non è colpa della sfortuna. Dire una cosa del genere sarebbe insultare ciascuno di voi a cui, anzi, devo riconoscere l’incrollabile attaccamento dimostrato in queste difficoltà. Come unica e piccola consolazione per il momento, sappiate che da tempo stiamo analizzando le cause profonde e le ragioni che ci hanno portato alla retrocessione e, adesso, il nostro obiettivo sarà quello di guardare avanti facendo tesoro della dura lezione che abbiamo dovuto imparare”.
Non parliamo dei valzer in panchina, stendiamo un velo pietoso sulla tenuta fisica e psicologica dei calciatori. Il dramma, anzi la tragedia sportiva dell’Aston Villa è tutta in un sondaggio che il Mirror ha proposto ai suoi lettori on-line: credete che questa squadra sarà ricordata come la peggiore nella storia della Premier? L’81% ha risposto di sì. Dalla gloria, dall’orgoglio della storia alla paura del futuro. Lerner lo sa da mesi, i tifosi gliela sbattono in faccia: “Proud History, What Future?“, gli chiedono sugli striscioni, sulle magliette, sulle sciarpe. L’americano, uno che pensava di far calcio così come negli Usa si può fare baseball o football, è l’indiziato numero uno per un fallimento calcistico, il più rumoroso del 2016.