La Juve è fuori, viva la Juve. All’Allianz Arena i campioni d’Italia hanno sfiorato l’impresa e si possono giustamente fregiare del merito d’aver perso una partita contro una squadra di marziani con la complicità di un arbitro ipermetrope, tanto da annullare un gol (quello di Morata, che avrebbe stroncato definitivamente il Bayern col zero a tre) palese regolare. Tuttavia è ormai fatta e non si può piangere sul latte versato.
C’è da sottolineare che, però, la Juventus che s’è presentata a Monaco era incerottata, sfasciata e resa orfana di talenti dagli infortuni capitati a Dybala, per esempio. Ma pure a Marchisio. Forse per scaramanzia, tutti gli juventini che conosco avevano cominciato ad alzare bandiera bianca prima di giocarla. Poi stava succedendo il miracolone. Attenzione, ma sarebbe stato davvero un miracolo?
Forse è ora che il calcio italiano esca dal rango provinciale che s’è cucito addosso. La Roma spallettiana ha dimostrato di portersela giocare con i galattici del Real Madrid, la Juventus ha fatto spaventare i valorosi eroi di Pep Guardiola. E, sicuramente, ci sono squadre di livello che debitamente impegnate non avrebbero certo sfigurato a cominciare da Napoli e Fiorentina, nonostante le debacle che l’Europa League – trattata a stregua del vecchio Intertoto ormai – ha riservato loro.
La Juve dà ragione a Spalletti, che pur parlava della sua Roma dopo il Real. In soldoni, saranno pure belli i complimenti ma è come crogiolarsi su se stessi, felici e contenti. Di aver perso. Il Leicester di Ranieri ce lo sta dimostrando: i miliardi non giocano. Nonostante tutto.
@barbadilloit