Nella giornata di ieri l’Assemblea Nazionale francese ha definitivamente approvato, con 331 voti favorevoli e 225 contrari, la legge sul matrimonio e l’adozione per le coppie omosessuali. La proposta, portata avanti con determinazione dal governo socialista del presidente Hollande, ha creato una fortissima spaccatura nella società transalpina. Sotto l’ombrello del movimento La manif pour tous, che ha riunito cittadini di ogni orientamento politico e confessionale, centinaia di migliaia di persone hanno sfilato in più occasioni per le strade di Parigi, manifestando la propria opposizione a un progetto destinato a stravolgere drasticamente l’istituto matrimoniale. Anche a Roma ieri, proprio mentre la cosiddetta “legge Toubira” veniva messa ai voti, un gruppo di dimostranti francesi, ai quali hanno dato man forte i rappresentanti italiani del comitato “Giù le mani dalla famiglia”, si è radunato di fronte all’ambasciata di Francia, in Piazza Farnese, per gridare tutta la propria indignazione.
L’atteggiamento del governo nei confronti delle proteste è stato molto duro. Il giorno di Pasquetta, un uomo che indossava una felpa con il logo del movimento (una madre e un padre che tengono per mano due bambini) è stato multato per “tenuta contraria ai buoni costumi”, mentre teneva un pic nic ai giardini del Luxembourg insieme ad altre famiglie coinvolte nella mobilitazione. Più di recente, la polizia francese ha proceduto al fermo di 67 persone che partecipavano a una veglia pacifica e silenziosa davanti l’Assemblea nazionale. I manifestanti hanno trascorso la notte in commissariato, ammassati in celle d’emergenza e abbandonati al vomito e alla sporcizia, per poi essere rilasciati solo nel pomeriggio successivo (il testo di alcune testimonianze, tradotto in italiano, è disponibile su http://www.campariedemaistre.com/2013/04/le-manif-pour-tous-alcune-testimonianze.html).
Non è chiaro cosa abbia spinto il governo di François Hollande a un atteggiamento del genere. Il presidente socialista, infatti, attraversa un periodo di grave crisi di consensi: l’economia arranca e le promesse della campagna elettorale sono svanite nella nebbia dell’utopia. Prudenza avrebbe voluto che non si usasse il tema dei matrimoni omosessuali per lacerare ulteriormente la società francese e attirarsi un coro così feroce di critiche. Invece, la scelta sembra essere stata proprio questa: sfruttare la contesa ideologica in atto per distogliere l’attenzione dai problemi reali, offrire al “popolo di sinistra” un contentino a costo zero per non confessare la propria impotenza nell’affrontare i morsi della crisi europea.
Pare, quindi, che la linea dura da parte delle forze dell’ordine sia dovuta a una precisa indicazione piovuta dall’alto, in particolare dal ministro dell’Interno Manuel Valls, massone dichiarato e noto per il suo anticlericalismo. La Francia sembra essere ripiombata nuovamente in uno scontro frontale tra Stato e Chiesa, o meglio tra un governo laicista e quella parte della società transalpina ancora legata alla propria tradizione religiosa. Negli ambienti cattolici, specie di matrice integrista, si parla già apertamente di una nuova Vandea: da una parte la forza repressiva del potere giacobino, dall’altra la resistenza degli ultimi ribelli. Magari non si arriverà a far scorrere il sangue, ma la lotta sarà durissima e proseguirà, anche dopo la giornata di ieri. Perché, come recita uno degli slogan della Manif pour tous, “on ne lâche rien”.