![Higuain vs Dybala](https://www.barbadillo.it/wp-content/uploads/2016/02/images.jpeg)
Torino e Napoli. Antiche capitali. I “cuori” di due Regni Italici che si sono scontrati nel XIX secolo in una “guerra civile” assurda con motivazioni ed obiettivi diversi: l’uno, il dominio della Penisola; l’altro, la difesa della sua identità storica, civile, culturale e politica. La “pacificazione” è poi avvenuta in modo ambiguo. Molti degli eredi storici degli sconfitti hanno trovato accoglienza nelle terre incognite dei “nemici” e vi si sono sistemati, fino ad accettarne usi e costumi. I “vincitori” hanno annesso alla “patria comune” coloro che si batterono non facendogli mancare il peso della loro forza economica che mai si trasformò, comunque, in “piemontesizzazione” del Mezzogiorno.
E’ rimasta, tuttavia, in oltre un secolo e mezzo di bonaria diffidenza politica e culturale tra i due Regni Italici defunti e seppelliti nella capace fossa della Storia, una rivalità mai sopita che civilmente si esprime oggi nel confronto sportivo, in particolare (se non esclusivamente) calcistico.
Due capitali contro
Il Napoli e la Juventus, rappresentative delle due capitali (ci sarebbe anche il Torino, naturalmente, ma la squadra granata, eroica e grandiosa, non è mai stata vista dai partenopei come un’antagonista, neppure al tempo in cui vinceva tutto !) surrogano nei loro incontri-scontri la rivalsa che si estende alla dimensione morale e, dunque, trascende quella che si gioca sul campo.
![Maschio, Angelico e Sivori, trio argentino indimenticabile](https://www.barbadillo.it/wp-content/uploads/2016/02/Maschioangelillosivori-310x215.jpg)
Inutile negarlo: è dal 21 novembre 1926 che accade, quando gli azzurri ed i bianconeri si affrontarono per la prima volta, ed i secondi prevalsero per 3 a 0. Cominciò così la sfida che dura ancora oggi. L’ultima l’ha vinta il Napoli per 2 a 1, cinque mesi fa, il 26 settembre scorso. La superiorità della Juventus è stata indiscutibile in ottantanove anni. Il novantesimo segnerà una battuta d’arresto degli juventini ed un “nuovo inizio” (dopo i tanti “nuovi inizi” che vi sono stati dai tempi di Sallustro, passando per quelli di Jeppson, di Vinicio, di Sivori-Altafini e di Maradona)? Lo sapremo sabato sera quando si torneranno ad incontrarsi le compagini guidate da due “angeli dalla faccia sporca” (ricordando altri “angeli dalla faccia sporca”, sempre argentini, dunque “los angeles con la cara sucia”, come li chiamavano in patria, Omar Sivori, Humberto Maschio e Antonio Valentin Angelillo che regalarono nel 1957 la Copa America all’Argentina, mentre diventavano “italiani”): Gonzalo Higuaìn e Paulo Dybala. Entrambi portano stampata sul volto la gioia del centrattacco come non si vedeva da tempo sui nostri campi di calcio.
Le sfide “classiche”
Certo di sfide “classiche” è piena la storia del football. Manchester United e Manchester City, Real Madrid e Barcellona, Bayern e Bayer Leverkusen, River Plate e Boca Junior , Milan e Inter… Intriganti e tormentate. Spettacolari ed emozionanti. Nessuna, tuttavia, assume i connotati metastorici e metasportivi di Juventus-Napoli. Si potrebbe dire che per novanta minuti si trasferiscono dovunque di affrontano due “visioni” delegate a rappresentarle a ventidue atleti ben al di là della volontà e della consapevolezza di questi, beninteso. E non sono soltanto due visioni calcistiche, ma “mondi” che cercano affermazioni che affondano nelle storie ancestrali, ormai, dei due Regni disfatti, per un lasso di tempo ripristinati, in forme laiche, dalla presenza di due “sovrani” agli antipodi: Agnelli e Lauro. La dinastia del primo si perpetua ancora; del secondo si sono perse le tracce, ma resta il “mito”. Ed è così che due “casate” calcistiche, dalle storie molto diverse, rinnovano il gioco non solo sportivo nell’arena quale teatro in cui si dispiegano sentimenti e risentimenti, esercizi di ammirazione e velenose diatribe, magie di piedi e di anime che fanno del calcio la simulazione della vita con le sue luci ed i suoi chiaroscuri.
La Juve sarà animata dalla logica dell’egemonia, la sua “cifra” più evidente; il Napoli da quella del riscatto che vuol dire molte cose che vanno al di là della partita stessa. Ovvio che entrambe voglio vincere il campionato, ma volete mettere che cosa significa per l’una e per l’altra? Se a Torino ci sono abituati, a Napoli no. Ed il tricolore nel Golfo vuol dire tante cose, a cominciare da un antico orgoglio ferito che lo si vorrebbe finalmente rimarginato. Poca cosa, diranno quelli che pensano bene e vivono meglio. Ma ai napoletani basta poco per gioire essendo stati privati di tante cose dopo quella guerra perduta, quel dopoguerra ancora perduto, dopo tutte le altre guerre, non certo militari, perdute in tempo di pace. E se il pallone, nonostante tutto, non lo hanno smarrito, tenendoselo stretto insieme con la loro dignità, vorrà pure dire che la volontà dei napoletani di non mollare è ancora integra.
Allo Juventus Stadium si celebrerà un rito pagano nel quale le folle e la storia disputeranno una partita antica. Una partita che non terminerà mai. E qualsiasi fuga per la vittoria sarà effimera, per quanto gloriosa.