Donne in attesa. E c’è chi sta in dolce attesa e chi, invece, va di gran fretta.
Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, annuncia al Family Day di essere incinta e l’Italia degli ottimati – con gli antropologicamente superiori – la ricopre d’insulti.
Maria Elena Boschi, ministro delle Riforme, va di fretta e ad Arezzo, a casa sua, le ferrovie dello Stato – lo rivela Il Giornale, oggi, in forza d’indizi se non di prove – le portano il treno ad personam.
Donne diversamente attese, Giorgia e Maria Elena. Alla Meloni, Vladimir Luxuria, rivolge “auguri e figli trans”. Luciana Littizzetto, forte di servizio pubblico, da Rai3 ci mette il carico, ma è ovvio che sia così. Giorgia Meloni manca del requisito fondamentale per essere accettata in società, non è di sinistra. E non ha un gender qualificante, non è come un Roberto Mancini su cui, ancora qualche settimana fa, si sono riversate le solidarietà di tutti. Quando a Mika, una star del pop, su un manifesto scrissero una parolaccia, Il Corriere della Sera ci montò sopra una stucchevole campagna di solidarietà. Avessero detto “zoccola” a una star donna sarebbe passata in cavalleria ma sulla nota rota sacra dei sessualmente emancipati, niente. Sono come De Rica: non si può.
Donne diversamente attese, dunque. Il treno Frecciarossa 9500 della linea Firenze-Milano ha spostato la partenza, non più dal capoluogo toscano ma da Arezzo e ha così ha avuto l’onore onomastico di essere ribattezzato Treno Boschi, un privilegium aretinum. Altro che Meloni.