Miami è città funesta per gli allenatori delle squadre italiane. Rudi Garcia è l’ultima vittima degli esoneri transoceanici che, prima dei siluri di mister Pallotta, erano specialità esclusiva di un signore che, dalla Florida, lanciava missili sulla panchina sarda del Cagliari di un allora semi esordiente e promettente allenatore chiamato Massimiliano Allegri.
L’hamburger è andato storto al tecnico francese che, dopo aver messo la chiesa al centro del villaggio, s’è ritrovato in mezzo alla jacquerie dello spogliatoio, ai mugugni della società, al dispetto acceso dei tifo che – di loro – già hanno il loro bel grattacapo nella divisione istituzionale della Curva. Rudi Garcia s’è trovato esonerato, prima di ogni ufficialità, dalla imprudente difesa d’ufficio che sui social ne ha fatto la compagna (quanti danni che stanno facendo le donne, vero Cerci?). Per lui non è più aria, gli ammericani hanno deciso che dovrà andar via.
Da Pietroburgo a Miami e ritorno a Roma. A casa sta per tornare Luciano Spalletti che proprio l’ultimo degli scarpari non è. La trattativa non sarà davvero impegnativa. Spalletti ha fame di calcio, ha voglia di tornare in panca dopo il caso Zenit, ha la volontà ferrea di completare il lavoro che gli è rimasto strozzato in gola dagli anni di superdominio interista, subito prima e subito dopo quel pasticciaccio brutto di Calciopoli e che si sgretolò con quella maledetta fuitina londinese che manco lo portò a poggiarsi on the bench of Chelsea.
La crisi della Roma è innegabile. Le cause le conoscono tutti ma, come ogni segreto di Pulcinella, non vanno mai pronunciate. Se no, sai che casino succede a chi dice che Totti ha fatto il suo tempo ma tenerlo in panchina non è facile, De Rossi pure non pare più lo stesso, ma non è che Pjanic e Salah e Dzeko abbiano dato tutta questa scossa, e che stimoli non è che se ne possano avere tanti se la curva, da un anno, diserta lo stadio per la battaglia contro la vivisezione del settore popolare.
@barbadilloit