La vicenda, purtroppo, sembra l’inizio del film Die Hard. Un’esplosione, anche in questo caso a favore di telecamere, si espande con una nuvola di fumo e fuoco dal lato della strada verso il serpentone di maratoneti che percorrono Boylston st., a pochi metri dal traguardo. Passano pochi secondi e una seconda esplosione, a un centinaio di metri dalla prima, fa tremare nuovamente i palazzi. La città sprofonda immediatamente nel panico che gli attentatori volevano creare e i morti sono tre, tra di loro c’è anche un bambino. L’elenco aggiornato dei feriti, anche gravi, si contano nell’ordine delle centinaia.
“Merito” degli ordigni artigianali impiegati: pentole a pressione riempite di chiodi. Bombe pensate per ferire e mutilare che trovano sempre spazio nelle pagine di cronaca degli attentati in medio oriente ma sono utilizzate anche dagli anarco-insurrezionalisti nostrani per la facilità di preparazione (anche se nel loro caso utilizzate prevalentemente per attentati dimostrativi). Ed è, appunto, la rudimentale tecnica impiegata dai terroristi a far brancolare nel buio la polizia statunitense. Lo spettro dei sospettati, infatti, è largo quanto quello dei nemici degli Usa: gli integralisti islamici, ipotetiche sette locali, squilibrati, e tanti altri. Per ora, secondo una indiscrezione del New York Post, l’unico indagato sarebbe un ragazzo saudita di circa vent’anni ma la strada delle indagini sembra comunque in salita.
Se la storia passata degli Stati Uniti affonda le sue radici a Boston, anche quella recente passa da lì. I voli usati come missili per gli attacchi dell’11 settembre partivano proprio dalla città del Massachusetts ma, coincidenze cabalistiche a parte, il dato più rilevante è quello di un paese martoriato da una violenza che colpisce tanto dall’esterno, quanto dall’interno e finisce per perdere la bussola di una fiducia andata smarrita nei numerosi massacri che, senza scomodare il terrorismo internazionale, hanno sconvolto altrettante scuole del paese.
Altro dato che scuote è che a essere colpita sia stata una maratona. Uno di quegli eventi sportivi che maggiormente vede la partecipazione di appassionati che, nonostante siano consci dell’impossibilità di competere con i professionisti che condurranno immancabilmente, si sottopongono ad allenamenti estenuanti per affrontare i 40 km che li separano dal traguardo. Una festa sportiva di socialità che – ogni volta che si tiene in ogni parte del mondo – storicamente nasce per rievocare la corsa gioiosa di Filippide per annunciare ad Atene che i Persiani erano stati sconfitti. Le immagini devastanti che giungono da Boston restituiscono invece tutta l’inquietudine e il vuoto di senso di questo tempo.