Dio è morto, Marx pure ma in compenso Alessandro Di Battista deve sentirsi molto bene. Alla faccia di quel menagramo di Woody Allen. Il parlamentare “rosso” del Movimento Cinque Stelle ha ottenuto, qualche giorno fa, una benedizione e un’investitura. Gravose entrambe, scivolose epperò suggestive soprattutto perchè nel nome di Micromega, che è tutto dire per chi ha a sinistra sistole, diastole e sinapsi. È successo – come riportano Huffington Post e altri organi – che Stefano Rodotà e Paolo Flores d’Arcais abbiano presentato il nuovo numero della rivista insieme a Dibba. E mica è finita qui. No, quello che è successo è che i due mammasantissima della sinistra italiana hanno scritto (l’ennesimo?) necrologio dell’esperienza postcomunista, contestualmente riponendo quanto rimane della loro fiducia nella politica dentro la carica d’entusiasmo al tempo stesso ingenua e antisistema del Cinque Stelle.
Le analisi di Ro-do-tà e D’Arcais non sono campate in aria, però. Oggettivamente c’è solo da immaginarlo l’imbarazzo di chi si qualifica di sinistra ritrovandosi il “camerata” De Luca (e il travaso di ex sedicenti tali traslocatasi armi e bagagli nel Partito della nazione), il turbocapitalista Matteo Renzi (che a Marx ha sostituito Fabio Volo e agli Inti Illimani preferisce LigaJovaPelù) e gli strani casi tarantini di Nichi Vendola, il tramonto napoletano di de Magistris. Di Battista, che dei suoi è forse tra i più candidi, ha incassato lodi e complimenti, speranze, incoraggiamenti e pacche sulle spalle soprattutto quando – rispettando la ragione sociale del suo Movimento – demolisce quanto resta della sinistra partitica italiana.
Sopravvivere bisogna. E perciò bisogna scegliere il male minore. Che in questo caso è l’ala sinistra della formazione Cinque Stelle. Ora proprio che Beppe Grillo ha tolto il suo nome (o meglio, quello del blog che poi coincide) e ha lasciato spazio – almeno virtualmente – ai suoi parlamentari. Grillo e Casaleggio non sono così stupidi. Vuoi vedere che quei due volponi l’avevano già previsto? Uno a sinistra, l’altro a destra e poi una coi vegani, l’altro con le partite Iva: i Cinque Stelle stanno arrivando dappertutto. E sarà questione solo di smussare gli angoli che però in nome della comune opposizione all’attuale classe politica condensata dai partiti d’oggi fa storcere il muso a tutti, a prescindere dai percorsi personali, culturali e professionali. In fondo non è comandamento oggi il fatto che “non esistono più le ideologie”? E perciò la sfida è quella di mettere insieme Ezra Pound e Nelson Mandela e si crede, evidentemente, che si può vincere se si gioca sul terreno della delusione ma pure della proposta.
Perciò, Di Battista ha incassato la benedizione della sinistra degli intellò e l’investitura della sua (rumorosa seppur esigua) base. Chissà come rilancerà Luigi Di Maio, dato per “cavaliere nero” (o quanto meno azzurro) della compagine pentastellata.
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