Il populismo di Grillo in Europa svolta a destra. L’incontro con Nigel Farage sta diventando sempre più un caso per Beppe Grillo. Il vertice conoscitivo a Bruxelles con il vincitore delle Europee in Inghilterra è costato al leader del Movimento 5 Stelle una raffica di commenti negativi all’interno del suo gruppo parlamentare (e una vera e propria campagna stampa di Repubblica, sempre più “renziana”) che non ha ben digerito l’appuntamento del comico con l’esponente euroscettico inglese. «Xenofobo e razzista», è l’accusa lanciata senza mezzi termini da diversi malpancisti del M5S che hanno lanciato la scomunica sulla possibile intesa con l’Ukip e i suoi alleati al grido di «non si fanno accordi con l’estrema destra».
«Farage è simpatico. Non è né xenofono né razzista né sessista». Dopo le proteste Grillo ha provato a spiegare i motivi dell’incontro e ha poi rilanciato come il politico inglese «voglia regolare i flussi migratori come noi». Punto questo tutt’altro che maggioritario tra i 5 Stelle, e che sembra invece ricalcare le posizioni più volte rimarcate dal leader sullo ius soli e sul reato di immigrazione clandestina (proprio su quest’ultimo punto Grillo è stato sconfessato dal referendum on-line).
Nessun passo indietro però sulla volontà di considerare Farage in ogni caso meritevole di attenzione. Grillo infatti ha rilanciato i temi dell’incontro, pubblicando sul suo blog lo statuto “commentato” dell’Ukip dove si ripercorrono alcune battaglie di Farage. Se parte del post è dedicata a dimostrare come l’Ukip non accetti da statuto derive xenofobe e razziste (come del resto tutti i partiti), la parte politicamente rilevante è quando Grillo commenta l’atteggiamento di Farage rispetto a un avvenimento spartiacque: «L’Ukip, a differenza dei Liberali e dei Verdi, ha avuto un’opposizione coerente alle guerre imperialistiche straniere e contrario alla Gran Bretagna come cagnolino della politica estera aggressiva dell’UE o degli Stati Uniti. UKIP si è opposta all’intervento militare dell’UE e del Regno Unito in Iraq, Afghanistan, Libia e Siria».
Un nodo, questo che riguarda Libia e Siria soprattutto, che ha visto la sinistra europea agire a rimorchio delle superpotenze più che porsi come argine all’interventismo di quest’ultimo. Quanto, poi, su banche e moneta unica le posizioni di Farage si innestano nel solco di ciò che le destre europee di opposizione sostengono da tempo. E la dimostrazione del fatto che l’interlocuzione di Grillo con i populisti europei guardi a destra sta anche nel fatto che nell’agenda di Grillo non sembra essere in previsione l’incontro con Tsipras, il leader della sinistra radicale europea, né colloqui con i Verdi (vedrà invece gli “indignados” spagnoli).
Certo, sarà la “rete” a stabilire il tema delle alleanze europee ma è chiaro come la difesa di Farage operata da Grillo sia indicativa di una scelta di campo che è destinata ad aprire una discussione non più politicista né autoreferenziale all’interno del Movimento.
@rapisardant