Testa coda metafisico, tra chi risale e chi affonda. Napoli e Lazio si ritrovano a pochissime giornate dall’inizio del campionato l’una davanti all’altra e il risultato è nella tragedia (o nell’orgasmo, a seconda di quale parte sosteniate). Per la Lazio è la cognizione di una pochezza a fronte delle importanti aspettative d’inizio stagione quando la Roma biancoceleste sognava duelli europei sul palcoscenico che conta, quello della Champions. Per il Napoli è la constatazione di una ritrovata solidità, nonostante le uscite precedenti non proprio felicissime, la squadra partenopea ha trovato un nuovo equilibrio anche grazie ai compromessi di mister Sarri. Che, in punta di piedi e umilmente, ha svillaneggiato l’opinione critica di Maradona, uno che alle falde del Vesuvio è ascoltato come un oracolo.
Cinque a zero, risultato che non ammette repliche. Una giornata storta può capitare. Così come una partita dritta, in fondo, può essere solo un episodio. In realtà il risultato del San Paolo parla chiaro proprio perchè è indicativo di due dati di fatto che gli ultimi appuntamenti sembrano aver sottolineato. Il Napoli, dopo Benitez, forse può aprire un nuovo ciclo grazie alla concretezza di mister Sarri che, evitando gli errori comuni a tutti i debuttanti sulle panchine ambiziose, ha avuto l’intelligenza di cambiare schemi e formazione. Sacrificando, per il momento, il pupillo Valdifiori ma ritrovandosi Gonzalo Higuain in palla.
[youtube]https://www.youtube.com/watch?v=kFQA1CJ925g[/youtube]
La Lazio, dopo gli exploit dell’anno scorso, non si è rafforzata. E si vede. La tensione è palpabile e si rumoreggia, vocifera e pontifica sulla tenuta della squadra, dello spogliatoio e il rapporto con la società. Sul banco degli imputati ci sale Claudio Lotito, che ci è abituato. Gli si rinfaccia il mancato rafforzamento della rosa. Anche se, intanto, montano i casi come quello di Felipe Anderson che stabilmente scalda la panchina tra l’incredulità dei tifosi. L’uscita dalla Champions è stata traumatica, forse. Tuttavia il ridimensionamento delle prospettive della squadra sembra – al momento – eccessivamente drammatico. Prendere nove gol in due partite non è un campanello d’allarme, ma un coro di campane listate a lutto.