Sono passati quasi cinque mesi da quando la terra si scrollò di dosso case, città e vite lasciando il Nepal a languire nella sofferenza. Furono giorni di commozione intensa, rapidamente superata – dopo il piediluvio coscienziale dei messaggini solidali e degli appelli a favor di telecamera – dalla prossima sciagura in palinsesto. Ma il Nepal, terra antica più vicina agli dei che alle miserie umane, si è rialzata e reclama il ritorno alla normalità. E se ciò sta accadendo è (anche) grazie al calcio.
Il pallone che rotola su un prato verde parla un linguaggio universale, comprensibile ovunque perfino alle falde della maestosa catena dell’Himalaya. Dove si è consumato il campionato giovanile, under 19, delle rappresentative nazionali di calcio dell’Asia del Sud. L’ha vinto il Nepal, davanti agli occhi curiosi degli osservatori inviati fin lassù dal Liverpool. E (anche) grazie al calcio una nazione messa in ginocchio da un terribile terremoto ha ritrovato l’orgoglio di rialzarsi e tornare a sorridere alla vita, guardata da lassù, dal tetto del mondo che è l’Himalaya.
La finale è stata abbastanza affascinante perchè contrapponeva i ragazzi nepalesi all’India, corazzata da queste parti. Per aver ragione degli indiani, i calciatori del Nepal hanno dovuto segnare un gol in più alla roulette russa dei rigori dopo che a fine partita il risultato non si schiodava dall’uno a uno. India e Nepal, per giungere alla finalissima, hanno dovuto sbarazzarsi di Bhutan, Afghanistan, Bangladesh e Maldive.
È stata una bella vittoria sportiva, il primo trofeo internazionale di sempre del calcio nepalese che il governo ha voluto celebrare gratificando ogni calciatore della rappresentativa con un premio di 100mila rupie nepalesi, 900 euro abbondanti. La vittoria, che è arrivata come una liberazione a fine agosto, è stata celebrata un pugno d’ore fa, con tutti i crismi dei festeggiamenti istituzionali.
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C’erano, a vedere tutto, gli osservatori del calcio inglese. In un luogo dove tutto, a prima vista, si potrebbe trovare tranne che un pallone rotolante. Invece, il Liverpool cerca talenti lì. Come gran parte dei club inglesi, sta battendo tutte le periferie del mondo pallonaro per trovare campioncini in erba da portare ad Anfield Road. E perciò ha avviato il programma dell’Academy internazionale, con ramificazioni ovunque dall’Africa fino in India.
L’exploit dei ragazzi nepalesi ha, praticamente, fatto da apripista alla riapertura del campionato di calcio che, oggi, riparte dopo il terremoto dell’aprile scorso. Si sfideranno il MMC contro la squadra della polizia, il Nepal Police Club. C’è però una sorpresa, triste e amara. La Federazione, infatti, ha deciso unilateralmente di aumentare il costo dei biglietti. L’Anfa, adesso, è sotto attacco dei tifosi. Sì, tutto il mondo è paese perchè il calcio è del popolo, non può essere solo trastullo per ricchi. Lo urliamo da una vita in Italia, lo urlano da decenni in Inghilterra, l’hanno denunciato da tempo anche in Brasile. E adesso c’è un altro angolo di globo che si ribella ai rincari dei biglietti. Due club della tifoseria organizzata (esistono persino in Nepal, con buona pace di quelli con il parruccone in testa che sbuffano “solo da noi”) hanno chiesto di rivedere la decisione perchè i prezzi, tra le 400 e le 200 rupie in un Paese che faticosamente si sta rialzando dalla catastrofe del terremoto, sono davvero troppo alti per l’appassionato medio.
La normalità, quindi, si sta faticosamente ritrovando. Nonostante chi, anche lassù sull’Himalaya, non perde tempo per racimolar quattrini sulla passione.