Che bello il pallone. Fa diventare pazzi tutti e, alla fine, si va tutti al Tar. Come ogni cosa, del resto, che accade in questo beneamato Paese. La notizia, però, non è da sottovalutare perchè sfiziosa assai. I giudici amministrativi hanno sospeso il Daspo che il Questore di Caserta aveva affibbiato, per anni due, alla moglie del presidente della squadra di calcio dell’Aversa Normanna, militante in Lega Pro. La signora, che però ora potrà continuare a seguire senza impicci gli incontri casalinghi della squadra granata, adesso attende nel merito che si discuta del fatto.
Alla presidentessa – mutuando l’espressione resa celebra da Lino Banfi nei panni di Oronzo Canà, quasi seguace della vecchia tradizione russa secondo cui il grado e lavoro del marito passa, direttamente, sulle spalle della moglie che diventa automaticamente generalessa – veniva imputata la colpa gravissima di aver innaffiato l’arbitro, il signor Piccinini di Forlì, gettando dell’acqua al suo indirizzo alla fine del concitato spareggio salvezza che i calciatori casertani hanno disputato contro l’Ischia. Terminato, ahilei, con la retrocessione beffarda dell’Aversa Normanna, a un passo dalla remuntada.
La società ha subito diramato urbi et orbi il comunicato inerente i fatti. La storia, ora, potrà finire in un caso giurisprudenziale che potrà anche fare scuola. Ma si conferma l’ennesimo fatterello che dimostra l’estrema suscettibilità del sistema, repressivo, che vorrebbe regolare la vita allo stadio.