La FA Cup è di nuovo colorata di bianco e rosso. Per il secondo anno di fila, e dopo aver strapazzato un inesistente Aston Villa per 4-0, l’Arsenal si ritrova ad alzare al cielo di Wembley la coppa più sentita dagli inglesi, la 12° della propria storia, che significa anche il sorpasso al Manchester United in testa all’albo d’oro della coppa d’Inghilterra.
Gli undici di Wenger, scesi in campo con la storica maglia gialloblu da trasferta (che ai più ricorderà tanto il clamoroso 0-2 ad Anfield Road all’ultimo minuto, narrato da Nick Hornby in Febbre a 90°), hanno vinto senza battere ciglio. Di fronte, a giocarsi la FA Cup, ci sarebbe dovuto essere l’Aston Villa di Sherwood, salvo per un pelo in Premier League. Usiamo il condizionale perché dei Leoni di Birmingham, francamente, non s’è vista traccia. Certo, l’Arsenal era troppo più forte fisicamente, tecnicamente e tatticamente, ma i Villans non ci hanno nemmeno provato ad impensierire la squadra di Londra Nord, se non cercando di prenderli a calci sin dalle note iniziali del match. Quasi come se si fossero arresi prima ancora di dare battaglia e tentassero una difesa pro forma. Non un tiro in porta, non un’azione degna di nota, neanche un calcio d’angolo. Solo una sfilza di cartellini gialli hanno attestato la presenza della banda di Sherwood, che dopo questa sconfitta si vedono sfuggire anche il ritorno in Europa, a scapito dell’ottimo Southampton arrivato 7° in campionato.
La partita. Così l’Arsenal, in campo con i gioielli Sanchez, Ozil e Walcott in stato di grazia, comincia il suo personale assalto a Fort Apache alla porta dell’Aston Villa a partire dal minuto numero 8. Il primo tentativo è un quasi autogol di Richardson, che per spazzare via un cross pericolosissimo di Sanchez a momenti non combina una frittata; poi è la volta del portiere claret and blue, Given, che nega il vantaggio al capoccione di Koscielny. Successivamente, è Ramsey a divorarsi due gol praticamente già fatti (per la gioia di quanti già stavano sudando freddo al pensiero di quale tragedia sarebbe mai potuta accadere all’indomani di una segnatura del gallese). Dopodiché è nuovamente Richardson a salvare sulla linea un tiro a colpo sicuro di Walcott. Dopo aver resistito stoicamente e senza il supporto del resto della squadra, al 40’ la diga eretta a difesa della porta di Given crolla (e con lei anche le ultime difese psicologiche del Villa), grazie ad un bel sinistro al volo di Walcott, servito alla perfezione da un cross di Monreal e dalla conseguente torre di Sanchez. L’Arsenal, così, chiude il primo tempo in vantaggio.
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Nella ripresa è pure peggio. A 5 minuti dal rientro in campo, Alexis Sanchez gioca con il pallone sulla trequarti, e da lì lascia partire un destro con effetto che inganna Given e si infila sotto la traversa : 2-0. A nulla serve il tentativo di inserire Agbonlahor, i cannonieri fanno anche il terzo. Al 63’ Mertesacker stacca di testa e devia in rete il cross da calcio d’angolo di Cazorla, permettendo così all’Arsenal di mettere le mani sulla 12° Fa Cup, nuovo record per l’albo d’oro. Ma ce n’è un altro di record che la squadra di Wenger vorrebbe infrangere, cioè ottenere la vittoria con il margine più grande nelle finali di Fa Cup. Al 93’ riesce a conquistare anche questo, grazie al neo entrato Giroud che devia in rete dall’area piccola l’assist di Oxalade-Chamberlain : 4-0. Un gol facile facile che è l’emblema della pochezza del Villa sceso in campo.
“Ho detto a mia moglie che l’Arsenal era ed è ancora il mio primo amore”, recitava una scritta sulla maglietta dell’Arsenal di un vecchio tifoso dai capelli d’argento presente sugli spalti di Wembley. Dopo una vittoria così roboante e carica di significato, che finalmente permette alla squadra di Londra Nord di scrollarsi di dosso quella scomoda etichetta di perdente di lusso che si era guadagnata negli ultimi anni, possiamo solo immaginare la reazione della moglie a casa..