Non poteva finire peggio, Boca-River. L’attesissimo capítulo final dei tre intensi SuperClasicos in 11 giorni, quello più atteso che avrebbe decretato chi sarebbe andato ai quarti di Copa Libertadores – e di conseguenza in paradiso – e chi invece sarebbe tornato a casa a leccarsi le ferite in attesa della prossima sfida, si è chiuso con un verdetto vergognoso : Boca-River sospeso dopo solo un tempo di gioco per le intemperanze dei tifosi.
In una giornata di lutto nel calcio argentino, dopo la morte del 21enne calciatore Emanuel Ortega morto dopo 11 giorni di agonia dopo aver sbattuto la testa contro un muretto di cemento a bordo campo dopo un contrasto di gioco in una partita di quarta categoria (e che ha spinto l’AFA a sospendere tutti i campionati per questo fine settimana), viene scritta un’altra pagina nera per il calcio argentino.
Il fischio d’inizio. “La Bombonera no tiembla. Late”, La Bombonera non trema, batte. È il motto che più rappresenta l’atmosfera infernale che si respira nel templo boquista, specie quando arrivano gli odiati Millonarios. E anche ieri il battito potente e prepotente di una Bombonera completamente esaurita e colorata di azul y oro (anche stavolta divieto per gli ospiti) ha accolto in campo gli Xeneixes e La Banda allenata dal Muñeco Gallardo. Un battito che si è interrotto solo per un minuto, quando c’è stato da ricordare e sommergere di applausi lo sfortunato Emanuel Ortega spirato in mattinata, e poi è tornato a pulsare nelle vene della gente di Boca, in quella che è stata definita in Argentina la partita dell’anno, e per la quale si sono mossi diversi agenti di mercato da tutto il mondo, tra cui Ausilio dell’Inter, arrivati a Buenos Aires per guardare giocare i gioiellini di entrambe le squadre.
I padroni di casa, decisi a ribaltare la sorte dell’andata, si presentano con gli assi in campo : Osvaldo, Gago, capitan Diaz che aveva dovuto abbandonare il campo a metà del primo tempo nel derby di una settimana fa, Burdisso Jr. sempre più affidabile; mentre Gallardo deve rinunciare allo squalificato Téo Gutierrez in attacco, ma decide di non puntare sull’esperto Cavenaghi. Nel primo tempo però, oltre a diversi gialli (su tutti quello dopo 45 secondi dato ad Osvaldo), diversi interventi ruvidi come la tradizione argentina vuole, c’è stata solo una buona occasione per il classe ’96 Driussi del River e quasi più nulla.
L’incubo. Al rientro in campo dagli spogliatoi, succede il finimondo. Dal tunnel che conduce al rettangolo verde non si capisce bene, c’è caos, e i giocatori del River escono tossendo e lacrimando. La fase è convulsa, si crea un capannello a centrocampo. Ponzio, centrocampista dei Millonarios, è il caso più grave. Faccia rossa, occhi in lacrime che faticano a stare aperti, cerca conforto in stracci bagnati e tante bottiglie d’acqua versate sul viso e in gola per placare il bruciore mentre cammina senza meta a centrocampo, ma Vangioni, Kranevitter e Funes Mori non se la passano poi meglio. Gallardo non vuole continuare, oltre al clima insostenibile dovrebbe sostituirli tutti e 4 finirebbe la partita in 10, sarebbe falsato tutto.
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Il mister del Boca Arruabarrena e i suoi giocatori cercano di capire dai colleghi biancorossi quali sono i tempi. Loro vogliono giocarsela, non escono dal campo per dimostrare che è il River a volersi ritirare. Le trattative sono lunghe. Ad un certo punto scende in campo anche il presidente dei Millonarios Rodolfo D’Ambrosio per parlare con l’arbitro : i suoi ragazzi non continueranno la partita. Arruabarrena, innervosito dal comportamento del presidente avversario, sbotta e devono trattenerlo prima che gli salti addosso e se lo divori. La maggior parte dei giocatori Millonarios rientrano nello spogliatoio, bersagliati da lanci di oggetti e bottigliette dalle balconate, gli skybox che in Europa tanto agogniamo come simbolo di lusso dei nostri impianti ad uso e consumo dei ricchi consumatori.
Nel frattempo, mentre sono in corso le trattative tra giocatori, terna arbitrale, funzionari della Conmebol (la Uefa del Sudamerica), dirigenti delle due squadre e Polizia, sopra la Bombonera appare un piccolo drone con su scritta una B rossa su sfondo bianco, a simboleggiare la caduta in B delle Gallinas di due anni fa, il punto più basso in cui sono caduti i nemici di sempre. Passa quasi un’ora prima che arrivi il verdetto: la partita sospesa, non si può continuare a giocare. Non succedeva dal 1931 che un SuperClasico venisse interrotto prima del 90’, ma lì ci fu una protesta contro l’arbitro da parte dei giocatori del River espulsi e non certo la violenza e la scorrettezza dei tifosi.
Reazioni e conseguenze. Immaginabili le reazioni della stampa, che parla di “vergüenza”, ovvero vergogna, violenza delle hinchadas, morte del calcio, figuraccia davanti al mondo intero. El Clarin, uno dei quotidiani più importanti d’Argentina e da sempre filo-River, ha attaccato pesantemente gli Xeneixes sottolineando che comunque, prima del vergognoso gesto, il River è stato superiore. Olè, altro importante nome della stampa argentina, ha titolato “la notte della vergogna” puntando anche il dito contro i giocatori gialloblu, rei di aver applaudito il proprio pubblico all’uscita dal campo. Il presidente del Boca, Angelici, ha fatto le sue scuse al suo collega del River dichiarando che tutto ciò è stato vergognoso e una figuraccia a livello mondiale, ma che non è colpa delle Barras Bravas ma solo di una decina di “disadattati”, di cui si augura ne avvenga l’identificazione.
In attesa dei verdetti che scaturiranno dalla Conmebol, per ora in Argentina si susseguono le ipotesi delle possibili sanzioni. Probabilmente la partita verrà data vinta a tavolino al River Plate, che andrà così a sfidare il Cruzeiro nei quarti di finale di Copa Libertadores e cercare di vincere la coppa che manca dal 1996. Per il Boca, oltre all’eliminazione, si parla di una squalifica dalle coppe sudamericane per il prossimo anno, svariate giornate di squalifica o di porte chiuse alla Bombonera. Non è scontato che però la Conmebol decida di far giocare i restanti 45’ in campo neutro, ma ciò che manca è il tempo materiale per mettere in pratica questa decisione : tra una settimana c’è già in programma l’andata dei quarti di finale, sarebbe un caos senza fine. Nel frattempo La Bombonera è stata chiusa al pubblico per volere del procuratore generale di Buenos Aires, Martin Ocampo, per permettere che venga fatta un’ispezione nello stadio e capire cosa sia successo e se ci sono delle responsabilità da parte della società del Boca Juniors.
Una conclusione strana per questa trilogia. Una conclusione in cui non c’è stato un triplice fischio finale, e il verdetto del campo non ci ha fatto ben capire chi è finito all’inferno e chi in paradiso. Una conclusione incompleta. Un po’ come se, ad esempio, in Ritorno al Futuro Martin McFly rimanesse bloccato nel 1885 perché Doc non riesce a trovare un mezzo con cui spingere la DeLorean alle tanto sospirate 88 miglia orarie. O come se nel Signore degli Anelli Frodo non riuscisse a recuperare l’anello e dirigersi al Monte Fato per distruggerlo. O un tango in cui la coppia non si scioglie, prima di cominciare il ballo successivo.