Raccontare leggende senza affidarsi alla strada comoda delle celebrazioni è atto di coraggio. Raccontare un mito che va al di là dello sport senza cedere più del dovuto all’epica e, contemporaneamente, senza affidarsi più di tanto all’aridità delle statistiche è l’omaggio perfetto per la descrizione efficace dell’uomo che seppe forzare la cortina di ferro difendendo i pali delle squadre più odiate dall’Occidente, la Dinamo Mosca e la nazionale sovietica. Jascin, vita di un portiere di Mario Alessandro Curletto e Romano Lupi, edito per Il Melangolo centra l’obiettivo tenendo ben presente, tra l’altro, il “dogma” di Josè Mourinho: chi sa solo di calcio, non sa niente di calcio.
Lev Jascin è un gigante. Non solo fisicamente. Il colosso che incarna l’estremo difensore, il portiere per eccellenza. È un ruolo, quello di Jascin, a cui in Russia tengono tantissimo. Il portiere è il primo a pagare nella sconfitta e l’ultimo a piegarsi davanti all’avanzata avversaria. La metafora ideale per il giovane regime sovietico. Jascin è l’immagine perfetta dell’uomo nuovo: sobrio, ligio al dovere, invincibile. L’esempio perfetto che si trovò invischiato nell’instancabile macchina della propaganda Urss. Ma così grande e amato da resistere, subito dopo il crollo sovietico alla damnatio memoriae che colpì tutti coloro che erano stati dell’Urss simboli ed eroi. L’unico uomo a vincere il Pallone d’Oro giocando con i guanti da portiere deve essere per forza speciale. I portieri, poi, sono tutti pazzi. Ecco, non è sempre così. Lev appartiene all’altra specie, quella di Zoff: calma, efficacia, studio e metodo.
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Jascin e la lunga strada per diventare il Ragno Nero. Una strada di trionfi e riconoscimenti internazionali che cambiarono il modo di intendere il calcio in tutta Europa, anche nella grigia Urss di Crusciov e Breznev. Curletto e Lupi ripercorrono gli esordi del giovanissimo operaio che si trasformò da attaccante in portiere e che, al debutto, fu subissato di critiche. Che non lo abbandonarono mai nella sua carriera. Andò, infatti, ancora peggio al ritorno da Cile ’62 quando la vulgata popolare gli attribuì le responsabilità della disfatta Urss ai mondiali sudamericani. Pensò di abbandonare e il calcio avrebbe perso uno dei suoi protagonisti più leggendari. Sembra incredibile, eppure è così.
“Jascin, vita di un portiere” è un libro che svela in Italia lati poco conosciuti della parabola umana e sportiva del portiere più ammirato del mondo e, forse, della storia del calcio. Anche perchè dedica molto spazio all’influenza di un calciatore e di uno sport amato e popolare come il calcio nell’arte, nella musica, nella letteratura. Senza indulgere a ricamare sul florilegio di leggende sorte sul Ragno Nero e sulla base di una solida documentazione per rendere giustizia a un mito intramontabile che va oltre il rettangolo verde.
*Jasin, Vita di un portiere di M.A. Curletto – R. Lupi. Ed. Il Melangolo. pag. 232, euro 12