Due gol per ricordare a tutti chi è il migliore. Messi affonda il Bayern Monaco di Guardiola e torna, grazie alla doppietta rifilata ai tedeschi, in vetta alla classifica dei marcatori di sempre in Champions League.
La Pulce è ora a quota 77 reti, una in più di Cristiano Ronaldo. Al terzo posto Raul (71). Grazie alla doppietta ai bavaresi, l’argentino è anche il nuovo cannoniere dell’edizione in corso (10 gol contro i nove di Cristiano Ronaldo e Luiz Adriano).
E in rete si infiamma il dibattito: Lionel Messi è più forte di Maradona? Anche un tecnico come Arrigo Sacchi sembra essersi arreso: “Messi è un genio, un giocatore unico e completo: è un finalizzatore letale, ma è anche capace di tornare a centrocampo per aiutare la squadra. Marcarlo a uomo è impossibile, è tutto il sistema squadra che deve funzionare alla perfezione per ingabbiarlo. Siamo di fronte a un vero genio del calcio, è come Maradona”.
Sul web c’è chi è d’accordo e chi si indigna, ma dopo il capolavoro di mercoledì sera Lionel è sulla bocca di tutti.
Messi “freddino” con Guardiola?
Pep Guardiola non poteva immaginare un ritorno più amaro nella sua Barcellona: “Il 3-0 è un risultato duro da rimontare. Non so se loro lo hanno meritato, so che è dura. Continuo a pensare che senza aver segnato al Camp Nou sarà difficile raggiungere la finale di Berlino”.
“Fino al primo gol abbiamo controllato molto bene la partita. Dopo l’1-0 siamo crollati. Un gol lo puoi rimontare, tre è difficile. La squadra ha avuto un sacco di situazioni complesse quest’anno. Ho detto che Messi non si può fermare? È così. Si dovrebbe provare a coinvolgerlo il meno possibile” l’analisi del tecnico del Bayern Monaco.
È stata la prima volta che Guardiola ha affrontato il Barcellona dopo il suo addio nell’estate del 2013 dopo aver vinto 14 trofei.
“Siamo stati bene quando era allenatore, ma non siamo rimasti in contatto da allora”, ha precisato Messi.
Aggiungendo: “Con Luis Enrique abbiamo chiarito, non c’è alcun problema, tutto passato, come per tutti i miei compagni. Una trasformazione ha bisogno dei suoi tempi, è arrivato un allenatore nuovo, ha chiesto cose nuove, poco a poco siamo arrivati e ora penso che stiamo bene. Il mister ci ha dato la libertà di trovare la posizione che ci piace, io posso giocare più aperto per tenere la palla. Un confronto? Non faccio paragoni fra gli allenatori perché ognuno ha la sua idea, è nomale che ci sia un cambio quando uno va e l’altro viene”.
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È intervenuto anche lo stesso Luis Enrique: “Non è stata una partita contro Pep, lui è il numero uno per quanto ha realizzato ed è un amico, ma questa è una partita importante per tutti gli appassionati del Barcellona che dovrebbe essere più importante di qualsiasi persona”.
Ma più che Messi, che da professionista fa il suo mestiere – per di più con il piglio del fuoriclasse -, a mancare di rispetto a Pep non è stato il suo ex allievo.
Forse in un impeto di affetto verso la squadra che lo ha visto primeggiare da calciatore e allenatore, Guardiola si è presentato al Camp Nou con una formazione priva di senso logico. Difesa a 3 con Rafinha adattato centrale di sinistra, che ha costretto i suoi a un continuo 3 contro 3 con il tridente atomico del Barcellona. Thiago confinato esterno destro del centrocampo a 4, Lahm al fianco di Xabi Alonso in mediana, Schweinsteiger trequartista alle spalle del recuperato Lewandowski e di un Müller costretto ad agire larghissimo. I correttivi in corso d’opera, evidentemente, non hanno sortito gli effetti desiderati.
@MarioBocchio