“Scelsi la parte dei perdenti, quella della Rsi, e lo feci più che per un istinto anarchico che non per convinzione. Fu un mio dramma personale, ma senza rinnegarlo o cercare scorciatoie. Poi a me il pentitismo non piace”: Giorgio Albertazzi, uno dei più grandi artisti italiani viventi, in gioventù si arruolò nell’esercito grigioverde della Repubblica Sociale, e al Fatto quotidiano ha ricordato gli ultimi giorni del fascismo.
“Maestro, per lei cosa fu piazzale Loreto? Era l’epilogo naturale di una rivoluzione?”, gli chiede l’intervistatore. Secca la risposta: “Piazzale Loreto fu solo macelleria messicana. Niente altro. Fu uno schifo, per chi l’ha voluto e chi l’ha portato a termine quel disegno. Ma non poteva essere evitato, non nel senso politico del termine, ma perché l’uomo è quella cosa lì. Il peggiore degli animali. E quello che accadde a piazzale Loreto mi ripugna, mi angoscia e mi fa rabbrividire ancora il ricordo. Peserà come una macchia indelebile. E tutti gli altri piazzali Loreto che abbiamo dimenticato e che ci sono ancora oggi, in mondo apparente- mente lontani come la Siria, la Libia, l’Iraq”.
“Chi era a Piazzale Loreto si deve vergognare”
Il giornalista domanda poi se ha qualcosa da dire a chi era a Milano nelle ore del linciaggio dei corpi del Duce, della Claretta Petacci e degli altri gerarchi: “Dovevano portare il peso della vergogna per quello che fecero, come lo fecero. Come io ho portato la vergogna di essermi schierato coi fascisti”.
“Mai stato di destra. Ho combattuto nella Rsi per l’Italia”
“Non sono stato di destra a vent’anni, figuriamoci se posso esserlo oggi. La fama di fascista – spiega Albertazzi – non me la sono mai scrollata di dosso. Andai a Salò come tanti ragazzi, convinto che lì si combattesse per l’Italia, ma con altro spirito, e soprattutto consapevole che in quel momento stavo dalla parte di chi già aveva perso. Come dissi in un’intervista all’Espresso nella sentenza del Tribunale militare che mi ha assolto in istruttoria dopo due anni di carcere preventivo, c’è scritto che ho messo in salvo 19 ebrei. Ma non l’ho mai raccontata questa cosa. Non mi andava. Le mie responsabilità, seppur di ventenne, me le prendo tutte. Senza vittimismo o pentitismo. Ma ripeto che quello che avvenne a piazzale Loreto fu un teatro dell’orrore, inutile, anche per l’epilogo della rivoluzione civile”.