«Nell’ultimo anno la società russa è cambiata radicalmente. Abbiamo vissuto più di due decenni di umiliazioni, come Paese e come popolo. Abbiamo subìto sconfitta dopo sconfitta. Il Paese che i russi avevano costruito, l’Unione Sovietica, si è suicidato. È stato un suicidio assistito da stranieri interessati. Per 23 anni siamo stati in piena depressione collettiva. Il popolo di un grande Paese ha un costante bisogno di vittorie, non necessariamente militari, ma deve vedersi vincente. La riunione della Crimea alla Russia è stata vista dai russi come la vittoria che ci era mancata per così tanto tempo. Finalmente. È stata qualcosa di paragonabile alla Reconquista spagnola».
Con una intervista al Corriere della Sera, firmata da Paolo Valentino, lo scrittore russo Eduard Limonov spiega al pubblico italiano l’identità della nuova Russia di Putin, una Russia europea, autoritaria e imperiale.
Limonka viene definito nell’articolo “Teppista di periferia, giornalista, forse agente del Kgb, mendicante, vagabondo, maggiordomo di un nababbo progressista americano, poeta, scrittore à la page nei salon parigini, dissidente, irresistibile seduttore, cecchino nelle Tigri di Arkan durante la decomposizione della Jugoslavia, leader politico, fondatore del Partito nazional-bolscevico, prima di vederlo sciolto e di creare L’Altra Russia”.
Le obiezioni al “moderato” Putin sul Donbass
Limonov attacca così: «Voi occidentali non state capendo nulla». E aggiunge: «Che il Donbass è popolato da russi. E che non c’è alcuna differenza con i russi che abitano nelle regioni sud-occidentali della Federazione, come Krasnodar o Stavropol: stesso popolo, stesso dialetto, stessa storia. Putin sbaglia a non dirlo chiaramente agli Usa e all’Europa. È nel nostro interesse nazionale».
Putin e l’autoritarismo
Per Limonov la Russia vive in un “regime totalitario”, ma Putin rispetto ai precedenti mandati sta facendo sul serio, ha smesso di gongolarsi con le frequentazioni di altri leader internazionali, per riaffermare la sovranità della Terza Roma. Anche grazie agli effetti collaterali dell’ostilità occidentale. «Se Obama continua a dire che ci devono punire, ci costringe a darci dei leader autoritari».
Russia, Europa
La Russia per il fondatore del partito nazionalbolscevico “la più grande nazione europea. Siamo il doppio dei tedeschi. A dirla tutta, noi siamo l’Europa. La parte occidentale è una piccola appendice, non solo in termini di territorio, ma anche di ricchezze”. E al giornalista che sottolineava il peso commerciale dell’Ue replica che ci sono cose più rilevanti “del commercio e dei mercati”
La distinzione tra nazionalismo e imperialismo
Riportiamo integralmente la differenziazione di Limonov rispetto alla retorica patriottarda: «Non siamo più nazionalisti di francesi o tedeschi. Siamo una potenza più imperiale che nazionalista. Le ricordo che in Russia vivono più di 20 milioni di musulmani, ma non sono immigrati, sono qui da sempre. Noi siamo anti-separatisti. Certo, in Russia c’è anche un nazionalismo etnico, per fortuna minoritario, ma per noi significa soltanto guai. Io non sono un nazionalista russo, non lo sono mai stato. Mi considero un imperialista, voglio un Paese con tante diversità ma riunito sotto la civiltà, la cultura e la storia russe. La Russia può esistere solo come mosaico».