Juventus e Roma, le immancabili polemiche. Polemiche, polemiche, sempre polemiche. In fondo è diventato il leit motiv della rivalità tra bianconeri e giallorossi. Tutto incominciò in quell’ormai lontano 1981, e da allora lo spettro della lupa vittima sacrificale del potere juventino fa avvelenare il fegato dei tifosi romanisti. Tanto da scomodare addirittura Giulio Andreotti per contrastare lo storico strapotere della Juve.
Fu soprattutto vicino ai giallorossi di Dino Viola, che fece eleggere senatore per la Democrazia cristiana e al quale consigliò l’acquisto di Paulo Roberto Falcao.
Combattere con gli Agnelli di quell’epoca non era facile. Forse sì, davvero Andreotti aiutò Dino Viola, il presidente dello scudetto di Liedholm, nelle grandi manovre per la Roma. Tutti sapevamo come andava sempre a finire con la Juve, tutti ricordiamo ancora adesso il gol annullato a Turone al Comunale, il 10 maggio 1981, che di fatto fece perdere lo scudetto alla Roma a vantaggio della Juve del Trap. La dice lunga la battuta, sintetica ma caustica di Andreotti: “Da credente quale sono, purtroppo mi rendo conto che le vie del Signore sono finite, mentre quelle di Agnelli sono infinite!”.
Abbiamo incontrato proprio Ramon Turone: “Il film di quella rete l’ho ben impresso nella memoria. Cross di Bruno Conti, sponda aerea di Pruzzo e mio gol di testa in volo d’angelo. Un carpiato con avvitamento che avrebbe voluto dire scudetto. Sono un po’ stanco di parlarne, la gente me lo chiede continuamente, è diventata quasi un’ossessione. Dopo tutti questi anni mi fa un po’ rabbia essere ricordato solo per quello. Sono stato un buon calciatore, ho giocato nel Genoa, nel Milan e nella Roma”.
I giallorossi si infuriano. Conti racconta che Turone avrebbe voluto picchiare tutti, ma lui smentisce: “In realtà le nostre reazioni tutto sommato furono nella norma. Ci sentivamo scippati, è ovvio, ma anche le polemiche nel dopo gara furono contenuto. Se lo stesso episodio fosse accaduto oggi, sarebbe scoppiato il finimondo. Non riesco neppure a immaginarmi le conseguenze, anche in termini di violenza, che ci sarebbero adesso”.
Fuori dal campo Viola e Boniperti si scambiano battute al veleno, ma con sottofondo di ironia, girano anche un metro e righello: la famosa questione di centimetri: “Allora c’erano personaggi incredibili, che vivevano il calcio con grande passione. Era un altro sport, meno manageriale, più caldo, gli interessi in palio erano meno devastanti”.
Si riusciva ancora a scherzare, persino attorno all’eterna domanda: errore umano o complotto diabolico?: “Errore, errore per carità, come sbaglia gol un attaccante, così un arbitro può non vedere bene un’azione. Capita, capitò nella domenica sbagliata. Nella domenica in cui ci giocavamo tutta una stagione”.
Già, però è anche vero che tanti anni dopo è scoppiata Calciopoli che ha squarciato il velo: “Però la storia non è cambiata. Ammettere anche da parte juventina che quel mio gol era regolare sarebbe la storia che cambia percorso, che mi fa ridiventare un giocatore come tutti gli altri e non Turone, quello del gol annullato”.
@MarioBocchio