Il Liverpool avanza ai sedicesimi di finale della mitica Fa Cup, battendo per 2-1 il Wimbledon in trasferta. Fin qua una normalissima partita di coppa d’Inghilterra, in cui è frequente che le squadre di categorie inferiori arrivino a sfidare le big, e qualcuna di tanto in tanto riesca pure a fare il colpaccio.
Ma Wimbledon-Liverpool è un po’ diversa, e chi ama crogiolarsi nella storia del football e nell’aneddotica da stadio lo sa. Le due compagini, oggi separate da quattro categorie di differenza, si sono affrontate in Premier League per alcuni anni, ma soprattutto sono state le protagoniste della finale di FA Cup del 1988. Una di quelle storie alla Davide contro Golia che a questa nave non conforme qual è Barbadillo piace sempre.
Calciobalilla a Wembley. È il 1988, quindi. La finale è a Wembley, quello stadio leggendario con le sue inconfondibili torri bianche in cui appena due anni prima hanno suonato i Queen in un concerto passato alla storia, e nel ’90 la Sampdoria di Vialli e Mancini vedrà infrangersi il sogno di alzare la Coppa dei Campioni grazie a una bordata di Koeman. In campo, circondati da qualcosa come 98.000 spettatori, si affrontano il Liverpool di Kenny Daglish fresco campione d’Inghilterra e alla ricerca del double, e la scalcagnata banda di matti guidata da Bobby Gould, quella “Crazy Gang” che al tè preferiva la birra e in campo schierava gente del calibro di John Fashanu, sgraziato attaccante nigeriano divenuto celebre in Italia grazie a Teo Teocoli, il talento irrazionale Dennis Wise (“Sarebbe in grado di scatenare una rissa in una stanza vuota” disse di lui Sir Alex Ferguson) e Vinnie Jones, criminale di guerra prestato al mondo del football (celebre il suo “gesto d’affetto” a Gascoigne in un Wimbledon-Newcastle dell’87, quando gli strizzò i testicoli senza troppi complimenti), il vero simbolo di quella mitica squadra gialloblù.
11 maglie rosse contro 11 maglie blu, un biliardino umano. Nonostante il clamoroso cammino dei Dons, il risultato della finale sembra scontato : la vittoria non può che andare al Liverpool. E invece Lawrie Sanchez, nordirlandese di origini equadoregne, devia in rete una punizione di Wise e batte Grobbelaar. Nel secondo tempo, dopo numerosi attacchi, il Liverpool ha l’occasione per pareggiare grazie ad un rigore, su cui si presenta Aldridge che se l’era anche procurato, ma Beasant decide di neutralizzare il tiro dell’attaccante degli Scousers e lasciò immutato il risultato, contribuendo a mettere in bacheca l’unico trofeo della centenaria storia del club del sobborgo di Londra sud.
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27 anni dopo, il calendario di FA Cup ha messo nuovamente di fronte Wimbledon e Liverpool. Tutta un’altra squadra, quella gialloblu, scomparsa e romanticamente rifondata dai tifosi nel 2002 in barba a chi gli aveva rubato l’identità in nome del business, ripartita dalle più basse categorie del calcio britannico. Il Liverpool invece è sempre rimasto lo squadrone di sempre, nonostante la profonda crisi di quest’anno e l’annuncio shock da parte di capitan Gerrard di lasciare i reds a fine stagione. Stavolta non si gioca a Wembley ma nel piccolo Kingsmeadow, casa dei Dons in attesa della ricostruzione dell’impianto di Plough Lane. Proprio capitan Gerrard sarà protagonista del match grazie a due gol, il primo dei quali con un colpo di testa all’11’ e il secondo al 61’ con una delle sue punizioni, dopo il momentaneo pareggio della “bestia” Akinfenwa, l’attaccante extralarge divenuto icona di questo nuovo Wimbledon.
Stavolta nessuno sgambetto da una potenziale “Giantkiller”, di cui la storia della Fa Cup è piena, ma uscire con un gol di scarto nonostante le 4 categorie di differenza, se non significa sfiorare l’impresa sicuramente vuol dire uscire a testa alta.
@barbadilloit