Grinta, forza fisica, cattiveria agonistica e tanta intelligenza tattica: questo era il Diego Simeone, in arte El Cholo, come calciatore. Queste sono le caratteristiche più importanti dell’Atletico Madrid da tre anni guidato proprio da Diego Simeone. In Italia lo abbiamo visto giocare, giovanissimo, nel Pisa poi con l’Inter (con cui ha vinto una coppa Uefa) e diventare campione d’Italia nella Lazio di Cragnotti. Anche come allenatore ha fatto bene in Italia, con quel Catania zeppo di argentini e lontano parente dell’attuale squadra siciliana.
Si beveva il mate negli spogliatoi, così hanno raccontano alcuni di loro, in quegli spogliatoi in cui già incomincia la partita attraverso un serio lavoro psicologico per cercare di trovare la giusta concentrazione, la grinta da sfogare poi in campo. Nulla deve essere lasciato al caso, i dettagli sono importanti e i grandi allenatori lo sanno. Ma rispetto ad altri grandi allenatori come Sacchi e Mourinho, Diego Simeone ha qualcosa in più: è stato un calciatore. Vi sembra poco? Sa leggere nel pensiero dei giocatori, sa cosa vuol dire respirare l’aria del campo, sa cosa vuol dire sbagliare un tiro perché ti si annebbia la vista dopo tanti chilometri percorsi a gran velocità, sa cosa vuol dire picchiare ed essere picchiato. Solo così forse riesci a plasmare in maniera perfetta la tua squadra a propria immagine e somiglianza. Vedere giocare l’Atletico Madrid sembra di ripercorrere le passate gesta calcistiche del Cholo.
Nella lunga intervista che ci ha concesso prima del match di Champions League a Torino contro la Juve, il tecnico dell’Atletico Madrid ha toccato molti argomenti, dai singoli giocatori alle squadre, passando per gli allenatori.
Queste le sue dichiarazioni: “Costa o Falcao? Dico entrambi. E senza dubbio la Liga spagnola è un campionato noioso. Ancelotti o Martino? Carlo ha avuto un impatto devastante in ogni campionato, ed è il fautore della grande crescita di Pirlo, mentre El Tata occupa una posizione molto difficile: deve convincere i calciatori a continuare a fare risultati dopo un grande ciclo. Mourinho o Del Bosque? Qui non scelgo. Il cittì pondera molto, è creativo e intelligente, mentre lo Special One è più passionale. E vi dico che anch’io potrei mettere in panchina Casillas, dato che è un calciatore. La Liga, ripeto, è noiosa, perché il Real è nuovamente in vetta. Anche il possesso palla del Barça mi annoia, mentre il gioco di Klopp è favoloso. E io ho la stessa faccia con chiunque: è meglio essere identificati come una brutta persona che come una falsa”.
Infine il tecnico argentino lancia un chiaro messaggio alla nostra serie A, rivelando: “Tornerei in Italia solo per allenare Inter o Lazio. Ho dei bellissimi ricordi in nerazzurro, lì ho giocato con Ronaldo, un giocatore straordinario”. Un Fenomeno vero, un pò come il Cristiano dell’odiato Real…
@MarioBocchio