La migliore coreografia è il suo sguardo. Sei anni, una malattia cattiva da combattere e un cuore grande quanto un sorriso che regala speranza. Un piccolo ultras che nel cuore ha la Salernitana e che una città e una curva hanno adottato per regalare un esempio – piccolo come lui, grande come il coraggio di chi non s’arrende – a chi incrocia quegli occhioni pieni di luce e speranza. C’è poco da fingersi duri, quando si guarda anche solo una foto di Armandino De Sio, un figlio del Sud che, per curarsi, il Sud deve lasciare. Ma che camminando a testa alta in una vita troppo presto difficile, ha trovato tanti compagni di strada a sostenerlo.
Armandino lotta contro il sarcoma di Ewing, una rara malattia che colpisce le ossa. Una prova difficile da superare. Ma da qualche settimana questo piccolo guerriero non ha solo due genitori che l’adorano disposti a combattere. Ma anche una città, la curva Sud Siberiano di Salerno e altre decine di gradinate d’Italia che – con un piccolo aiuto economico o anche solo un coro o un pensiero – sono diventate falangi di speranza. La storia del piccolo Armandino è stata raccontata dai media salernitani ma presto è divenuto un racconto condiviso che rimbalza per mezza Italia grazie alla solidarietà mostrata da centinaia di ultras. “Libero e vero pur con tutte le sue contraddizioni”, il mondo ultras ha smontato per l’ennesima volta i pregiudizi di chi si arroga il diritto del bene e del giusto, spesso senza conoscere ma sempre giudicando.
Tutto è partito da Salerno. Da quella Curva Sud che, se i campionati si giocassero in base al tifo, porterebbe i granata del Sud a lottare per un posto in Champions. Perché si può dire tutto dei “pisciaiuol” ma non che non siano generosi, passionali e con un legame per la propria terra che fa specie, in tempi di globalismi senza identità. Tutto è partito da Salerno e da quella curva. Quando Armandino era solo un angelo che guardava il prato dello stadio con il nome da principe da chissà quale tribuna. “Io e mio marito ci siamo conosciuti all’Arechi – ha raccontato al quotidiano Metropolis la madre Samantha -. Era il 1994, l’anno della promozione in serie B e di quella squadra meravigliosa di Delio Rossi. Il colpo di fulmine scoccò in Curva Sud”.
Ce l’ha nel sangue, la “mentalità”, questo bimbo che a sei anni può insegnare a chiunque cosa significhi non mollare mai. E la risposta della curva e della gente di Salerno non si è fatta attendere. Raccolta fondi, un gruppo Facebook, migliaia di sciarpe realizzate e vendute con una frase che, nella gara casalinga con il Lecce, è divenuta una coreografia che ha abbracciato tutto il settore più caldo della torcida granata: “Armandino alla riscossa”. Piano piano, con la lentezza inesorabile del mare, la storia del piccolo salernitano è arrivata a bagnare lembi di lidi lontani. Terre fertili di una solidarietà mai buonista ma che brucia sulla pelle di chi non si rassegna alle ingiustizie. E così tante tifoserie hanno deciso di esporre striscioni o mobilitarsi raccogliendo risorse per aiutare Armandino nella sua battaglia. Non solo tifoserie gemellate – come Bari, Reggio Calabria, Brescia, Monopoli – ma anche da curve “nemiche” sono piovuti abbracci. Da Caserta, Avellino, Nocera e da decine e decine di altre tifoserie – impossibile elencarle tutte – è arrivato il coro di ragazzi che in quegli occhioni che sprigionano energia si sono specchiati fino a sentirsi parte di un tutto, legati da valori che non sopportano neanche i legacci di quei colori tanto amati.
E’ qui la chiave che il moralismo dei perbenisti non coglierà mai. Perché la storia di Armandino è la testimonianza di legami che chi non è mai stato in una curva fa fatica a comprendere. Avranno mille difetti, questi ultras dipinti sempre come brutti, sporchi e cattivi. Ma spesso è più facile avvicinarsi all’autentico, nel bene e nel male, in una curva che in un posto di lavoro, in un centro commerciale, in un locale, in qualsiasi luogo dove i rapporti tra le persone a volte sono retrocessi a tragicommedie da recitare a soggetto, in un sistema in cui anche i sentimenti sono declassati a oggetti di consumo.
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Alla fine dell’ultima partita casalinga della Salernitana, Armandino ha fatto il giro del campo con la manina stretta in quella del capitano, Manolo Pestrin. Poi è entrato in curva Sud e ha anche lanciato qualche coro subito ripreso dai sostenitori del cavalluccio marino. Perché uno dei principi degli ultras è che le gerarchie si stabiliscono con gli esempi. E in quella magnifica coreografia che sono gli occhioni di un piccolo guerriero, c’è il segreto di chi, dinanzi agli ostacoli della vita, ha la forza tranquilla di un mare che non conosce resa.
Chi volesse dare una mano alla famiglia di Armandino può farlo con un piccolo aiuto. IBAN: IT53M0100576090000000001369 BNL Battipaglia, intestato a Samantha Maglio (la madre)