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Home Scintill&digitali

Scintill&digitali. Dall’America arriva la prima mini radio che si ricarica da sola

by Natale Cassano
19 Settembre 2014
in Scintill&digitali
0

antradioSiamo sinceri, qual è il problema più frustante dei vostri apparecchi elettronici? La velocità, gli schermi troppo piccoli? Sbagliato, sappiamo tutti che si tratta della batteria. Quella delle prestazioni e della longevità è da sempre un accoppiata impossibile: ogni volta che la tecnologia migliora, la durata della batteria tende inversamente a decrescere. Con il paradossale risultato che tanto più sono meravigliose le cose che possiamo fare con il nostro smartphone, tanto meno tempo abbiamo per godercele.

Ecco quindi che ogni giorno vediamo persone che corrono alla ricerca di una presa di corrente o a collegare i loro dispositivi alle batterie esterne, spesso ingombranti.

Davvero non c’è soluzione? C’è chi ha pensato a batterie più potenti, al caricamento con i raggi solari e chi invece….ha pensato più in piccolo, come i ricercatori della Stanford e della Berkeley University.

Il loro ultimo progetto, infatti, potrebbe essere fondamentale per risolvere il problema, sebbene sia ancora un prototipo. Stiamo parlando della radio più piccola del mondo, grande quanto una formica per intenderci. Eppure nonostante le piccole dimensioni ha potenzialità nettamente superiori rispetto ai suoi colleghi più grandi. Questa radio infatti riesce a inviare dati ad una velocità 3-4 volte superiore rispetto a quella dei nostri smartphone, una velocità tale da autoricaricarsi. Esatto il prototipo creato non ha bisogno di batterie, perché l’energia necessaria a rimanere in vita è data proprio dalle onde radio che riceve.

Il segreto di questa “magia” è la frequenza con cui le onde radio vengono inviate, molto elevate rispetto a quelle degli apparecchi moderni (24 Ghz in ricezione e 60 in trasmissione), fattore che riduce notevolmente il consumo di energia, permettendo l’auto sopravvivenza del dispositivo.

Anche la mini-radio ha però i suoi lati negativi, derivati proprio dalle scarse dimensioni. La distanza a cui i dati possono essere inviati è infatti molto bassa: mezzo metro. Ciò li renderebbe simili ai dispositivi bluetooth, che allo stesso modo ricevono e inviano dati a corta distanza. Ali Niknejad, uno degli sviluppatori del progetto al momento ha pensato per la sua mini radio un futuro nelle digitalizzazione dei prodotti venduti. E già sono in trattative con il Darpa, l’agenzia militare americana che si occupa di sviluppare nuove tecnologie da applicare nel campo militare (nonché coloro che crearono il prototipo di internet, ovvero una serie di computer legati da una stessa rete), allo scopo di integrare la loro miniradio in un chip di maggiori dimensioni e quindi più potente. L’immaginazione di Ali Niknejad però non vede un futuro in campo militare per il suo apparecchio. “Pensate se quando siete al supermercato non doveste più fare la fila per pagare – ha raccontato-. Vi basta uscire dal supermercato e il chip radio invia alla banca il costo della vostra spesa, che viene detratto istantaneamente dal vostro conto”.
Bella idea, mr Niknejad, senza dubbio, ma penso che si farebbe molto più la felicità degli internauti, se si riuscisse a integrare il chip nei nostri apparecchi elettronici per permettergli di autoricarsi durante l’utilizzo. E per quello, sono sicuro, ci accontenteremmo anche di un chip più grande di una formica.

@barbadilloit

Natale Cassano

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Tags: batteriaBerkeleychipdurataformicaminiradioricaricasmartphoneStanfordtechtecnologiaUniversity

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