
Sulla Silicon Valley splende sempre il sole. Hanno tutto. Innanzitutto i soldi. Vagonate di denaro. Hanno, chiaramente, il potere che ne deriva. In un sistema in cui chi ha sovvenziona, dalla politica alla filantropia, per poi passare all’incasso. Hanno tutto. Anzi, no. Qualcosa gli manca. Hanno la consapevolezza di essere umani e, in quanto tali, finiti. Mortali. Ma sognano di vivere per sempre. Per farlo spendono. Eccome. Si bevono di tutto.
Persino il sangue dei loro stessi figli. Come Erzbeth Bathory, peggio di Erzbeth Bathory. Lei, almeno, non salassava la sua stessa prole. Come tale Bryan Johnson, un altro arricchito della Silicon Valley. Che, riporta Repubblica, ha spillato sangue al figlio 17enne per iniettarsi il di lui plasma. Come la contessa ungherese, lo fa per ringiovanire. Per avere così, per avere, organi e corpo di un 18enne. Anche se ne ha 46. Quando Erzbeth fu sgamata, passò il resto della sua vita in una torre. Johnson, lungi dal nasconderlo, lo annuncia ai giornali. Che, nella migliore delle ipotesi, gli danno del “visionario”. In senso buono, si capisce. La parola giusta ben sarebbe un’altra: vampiro. Del suo stesso sangue. Direte: esagerato, non lo uccide mica. Bontà sua.
Splende sempre il sole sulla Silicon Valley. Tranne quando si fa sera. Ossessionata dall’idea della morte. Volevano cambiare tutto. Non hanno cambiato l’umanità. E non ci riusciranno mai. Nemmeno coi nanobot, con le trasfusioni, con i trapianti, con i toupet. Alchimisti, stregoni e negromanti oggi indossano lunghi camici bianchi e verdi, sono scienziati, iperspecializzati, dall’informatica alla medicina. Nessuna magia ieri, nessuna tecnologia oggi esorcizza la condizione umana. Johnson l’ha sperimentato sulla sua pelle e su quella del figlio: la “cura” non funziona e ha dovuto sospenderla. La giovinezza fugge, la morte arriva. E se ne frega se il tuo patrimonio è maggiore del Pil di intere nazioni. Il futuro di sogno digitale è una danza macabra. Sotto a chi tocca.
Intanto, ascoltatevi Saint-Saens.