
L’affare 5g si ingrossa e assume contorni sempre più da Guerra fredda, con l’Europa nel mezzo, come da miglior tradizione. Se Regno Unito e Italia hanno già dato segnali abbastanza forti riguardo l’esclusione di Huawei, il colosso ICT che fa capo al governo cinese, non era così scontato che altri stati seguissero la stessa politica, nonostante le pressioni fortissime degli Stati Uniti in ambito Nato. Ricordiamo infatti che le reti di telecomunicazioni di quinta generazione avranno usi in ambito militare, rientrando quindi nell’ambito delle tecnologie strategiche e della sicurezza nazionale.
Parigi, Berlino e Visegrad
Partiamo dalla Francia. Subito dopo la decisione del governo di Boris Johnson, i transalpini hanno affrettatamente dichiarato che, pur non applicando alcuna esclusione formale, il governo avrebbe chiesto agli operatori non usare tecnologie Huawei. Successivamente si è palesata l’eventualità che il governo subordinasse l’utilizzo delle tecnologie cinesi all’ottenimento di licenze particolari, con requisiti però molto restrittivi e una scadenza non prorogabile al 2028. Un’opzione talmente poco vantaggiosa, dal punto di vista economico, che se attuata provocherebbe un’esclusione de facto di Huawei dal 5g francese.

La Germania invece si dirige in un’altra direzione. Deutsche Telekom, semplicemente, è contraria ad una esclusione di Huawei, con la quale intende rafforza la partnership. Questa decisione è in linea con il posizionamento geopolitico del paese, che è strettamente legato alla Cina, con grande irritazione del mondo statunitense. La lontananza fra Berlino e Washington è ormai notevole in ogni ambito, tanto che è notizia di questi giorni un’azione di isolamento senza precedente: il ritiro di 12 mila soldati Usa e degli F16 dalla Germania e, probabilmente, lo spostamento dell’Africa Command.
C’è poi il gruppo di Visegrad, composto da Polonia, Repubblica Ceca, Ungheria e Repubblica Slovacca. Dopo un atteggiamento attendista, che ha portato gli Usa a mettere in discussione la presenza delle sue truppe in Polonia, i quattro paesi sovranisti si sono riposizionati per via dell’inasprirsi dello scontro con la Cina. I fatti più clamorosi sono avvenuti a Varsavia, nel 2019, quando venne arrestato il responsabile di Huawei nel paese, con l’accusa di spionaggio. Da quel momento, il presidente Duda si è speso in prima persona nel riallineamento dell’asse geopolitico del paese.
Il resto d’Europa
In Repubblica Ceca invece la situazione è stata più combattuta. La Nukib, l’agenzia nazionale per la sicurezza dell’informazione, nel dicembre del 2018 ha scritto in un report che Huawei potrebbe essere un pericolo per la sicurezza nazionale, nonostante nel paese una larga parte del mondo politico veda di buon occhio la presenza cinese nel paese, a partire dal presidente Zeman. L’esito del successivo confronto interno è però ampiamente favorevole agli Usa. I due paesi hanno firmato una dichiarazione contro le ingerenze straniere nell’ambito del 5g, tagliando di fatto fuori la Cina.
In Ungheria l’affare è più complesso. Orbàn sembra intenzionato ad accettare ogni tipo di capitale proveniente dall’estero e non disdegna nessuna partnership. Gli operatori del paese però, temendo l’isolamento e gli embarghi, stanno autonomamente scegliendo di orientarsi su fornitori diversi da Huawei, come Ericsson.
Ancora su posizioni mediane è invece la Repubblica Slovacca.
Per quanto riguarda altri paesi, è da notare la posizione del Portogallo, dove il governo non sembra incline ad abbandonare apertamente Huawei, mentre il Belgio ha posto dei limiti all’azienda cinese, che nel paese è molto presente, temendo di perdere l’assegnazione del Cybersecurity Competence Center, un ente dell’Unione Europea.
La posizione di Pompeo
Il politico americano più esposto nelle pressioni anti Huawei è Mike Pompeo, che riassume così lo scenario: “La marea sta montando contro Huawei mentre i cittadini di tutto il mondo si stanno svegliando davanti al pericolo dello stato di sorveglianza del Partito comunista cinese. Gli accordi di Huawei con gli operatori di telecomunicazioni di tutto il mondo stanno evaporando, perché i Paesi stanno autorizzando soltanto fornitori fidati nelle loro reti 5G. Tra gli esempi Repubblica Ceca, Polonia, Svezia, Estonia, Romania, Danimarca e Lettonia. Di recente, la Grecia ha accettato di utilizzare Ericsson anziché Huawei per sviluppare la sua infrastruttura 5G”.
@barbadilloit