Il grande accusatore del calcio italiano riparte dai Nuraghi. Zdenek Zeman ricomincia da Cagliari. Un condottiero barbaro, fortemente voluto dai lumbard, guiderà gli (aspiranti) Shardana nell’ (auspicato) sacco di Roma (dei Palazzi).
Che Zeman fosse un vecchio pallino di Massimo Moratti, presidente emerito dell’Inter, è cosa fin troppo nota. Quel matrimonio, tra il Boemo e i Bauscia, però, non si consumò mai. Nella vita, dicono i saggi, mai dire mai. Così accade che Massimo Crasso Moratti – dopo aver ceduto la sua creatura nerazzurra a Erick Thohir Khan, signore mediatico delle terre del Catai – individui nell’amico Tommaso Giulini, l’uomo da seguire e consigliare al meglio. Giulini è il neo patron cagliaritano subentrato al generalissimo Massimo Cellino che, invaghitosi di Budicca regina di Leeds, ha piantato la Sardegna per il trono dei Bretoni. Uomo da sempre vicino a Moratti – personalmente ed economicamente – s’è fidato delle sue indicazioni. Ed ha strappato agli sgangherati bolognesi quel condottiero che, a 67 anni suonati e con alle spalle una carriera più avventurosa della vita di Annibale, ancora non s’è stancato di insegnare calcio. Annibale, già.
Zdenek Zeman, come un vecchio (nel senso di esperto, perché stanco non sembra proprio…) capo visigoto è pronto ad imbarcarsi in un’esperienza che ha tutte le carte in regola per solleticare la fantasia di tutti. A distanza di quarant’anni dall’ultima grandeur isolana – Gigirriva vi dice qualcosa? – il Boemo avrà il compito di ricostruire e rilanciare l’identità calcistica di un intero territorio che ormai da anni anela maggiori glorie.
Come poi accade in ogni angolo dell’orbe terracqueo, le epopee sportive finiscono inevitabilmente per trasfigurarsi in mito, metafora della voglia di riscatto di una popolazione. E così la fantasia finisce per suggerire che in Zeman potrebbe rivivere proprio lo spirito di Annibale. Condottieri entrambi con Roma, intesa come centro di irresistibile e indomabile potere, come nemica. Il Boemo a capo delle truppe calcistiche isolane potrebbe dare finalmente lustro al mito degli Shardana quelli che andavano incontro alla morte ridendo e sghignazzando. E alle rivendicazioni sociali e culturali di una terra tanto avara quanto affascinante, superba, ricca. Guerra sì, ma leale. In groppa agli elefanti, Zeman sogna di varcare le Alpi e radere al suolo Torino, Milano e i palazzi del potere. Senza aiutini, però. Se no, non vale.