Password. Un nome che da sempre è per gli internauti simbolo di sicurezza, ma anche di complicazioni. Non è mai facile, infatti, trovare una password sicura che sia anche facile da ricordare. Se usiamo informazioni personali (il nostro cognome, l’anno di nascita, il nome del nostro animale domestico o del nostro atleta preferito) siamo a rischio attacco da parte di un hacker o da parte di qualcuno che ci conosce molto bene, se invece utilizziamo una combinazione numerica casuale, ci tocca lasciare post-it con il codice per tutta casa.
D’altronde è così, non esiste una password semplice da ricordare e, allo stesso tempo, sicura. O forse no? La soluzione per tutti noi smemorati alla ricerca di un metodo sicuro per proteggere dati, foto e programmi potrebbe venire dalla parte più “istintiva” della nostra memoria.
Ne è sicuro Renee Verhoeven, fresco di laurea alla Royal College of Arts di Londra, che, per la sua tesi, ha deciso di studiare tutte quelle combinazioni visive che quotidianamente rimangono fisse nel nostro cervello. Combinazioni di colori, numeri e forme geometriche da altri irriconoscibili, ma che la nostra memoria mantiene conservate, pronte a riaffiorare con il giusto stimolo.
E Renee ha pensato: “Perché non utilizzare la cosiddetta ‘memoria mnemonica’ per creare password perfette?”. Da questo è nato Id project, che da tesi di laurea dello studente potrebbe diventare il futuro della sicurezza tecnologica.
Id project consiste in una comune penna usb, sulla cui base sono inseriti dei supporti fisici, composti da diversi elementi: la tavolozza dei colori, una serie di forme geometriche, di numeri in serie. Nelle foto postate potete vedere qualche esempio di tavole progettate da Verhoeven per l’Id project.
A differenza di Pin o sequenze di numeri e lettere, questi supporti offrono una quantità infinita di combinazioni che sono anche praticamente impossibili da indovinare, visto che possiamo creare istantaneamente una sequenza con gli elementi del supporto che solo noi potremo ricordare. E chi potrebbe identificare una sequenza di colori o di forme geometriche complessa che per abitudine ricordiamo perfettamente?
“Id project – racconta Renee – nasce dai due principi base su cui si fonda la nostra memoria mnemonica, ovvero il movimento e la sinestesia, ovvero la combinazione dei diversi sensi quali vista e tatto. I movimenti sono personali, perché nascono dall’allenamento e dall’uso dei nostri muscoli, mentre la sinestesia si basa sull’interpretazione di codici visivi e tattili”.
Secondo Renee il cerchio si chiude quando con gli elementi che noi abbiamo costruiamo una storia, ovvero li uniamo in una sequenza che per noi ha una logica mentale.
Sebbene per il momento sia solo una sperimentazione, Id project potrebbe essere una soluzione ai tanti virus e bug dei siti che rendono vulnerabili o visibili le nostre password e che ci espongono ad attacchi da parte di hacker.
Problemi che spesso ritroviamo anche in siti da noi giudicati molto affidabili. Come dimenticarsi, ad esempio di Heartbleed, il bug nei codici di Facebook, Outlook, Gmail che rendeva visibili le nostre password salvate sui siti?
Il lavoro di Renee Verhoeven invece ci permetterebbe di avere password che non si possono salvare in archivi elettronici, e che invece rimangono nella memoria dell’unica banca dati che non si può hackerare: il nostro cervello.