Non c’è sconfitta nel cuore di chi lotta. Perdere così, subendo una rimonta in nove minuti, fa male. Soprattutto se ti stai giocando tutto, se sei in campo per dare un senso a un’annata (finalmente) da incorniciare dopo stagioni passate a mangiare la polvere. Prendendo a morsi la palla, il campo e Ivanovic del Chelsea: è un duro, Luis Suarez. Una testa calda dal carattere bizzoso, irascibile fino alla pazzia, antipatico al punto da isolarsi dal resto della squadra se nessuno è pronto a difenderlo. Ma ha un cuore grande lo stesso, il Pistolero di Liverpool caduto in lacrime dopo la beffa subita contro il Crystal Palace. Lui, che gioca a calcio per amore.
RE DI PREMIER. Suarez è stato nominato calciatore dell’anno della stagione 2013/14 della Premier League. Ha preceduto il suo capitano al Liverpool, Steven Gerrard, e l’ivoriano del Manchester City, Yaya Touré. Non è bastato. Suarez ha segnato (finora) 31 gol nel torneo più difficile e spettacolare del mondo, quello inglese altro che la nostra Serie A. Ha messo a tacere, ancora, chi invece di badare al campo preferisce filosofeggiare sul suo caratteraccio, sui morsi che rifila agli avversari, sulle (mancate) strette di mano ad altri avversari. Non è bastato. Voleva restituire alla Kop un titolo che manca dal lontano 1990. Non c’è riuscito. La Nemesi ha colpito, beffarda. Tre gol subiti in una manciata di minuti. Così il Liverpool, anni fa, conquistò la sua ultima Champions’ League contro il Milan, ad Instanbul. Così il Liverpool, nella penultima di campionato, ha sostanzialmente perso il titolo facendosi rimontare da 3-0 a 3-3 dal Crystal Palace.
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PISTOLERO SOLITARIO. Uno così, non può andare d’accordo con tutti. Se hai (troppa) personalità finisci inevitabilmente per procurarti dei nemici, specialmente se sei abituato a dire e fare tutto ciò che ti passa per la testa. Però, sul campo, un guerriero così dà punti a tutti. L’estate scorsa l’Arsenal tentò il tutto per tutto: lo specialista in fallimenti (Mourinho dixit) Arsène Wenger, piazzò la proposta indecente. Quaranta milioni di sterline per Luis Suarez. Il Liverpool non lo mollò. Ma lui, stanco di un ambiente che non vinceva mai (dicono i suoi detrattori) oppure stufo di continui attacchi e intrusioni nella sua vita privata (dicono i suoi sostenitori), aveva deciso di diventare un Gunner. Deluse tutto il popolo Scourse. I ‘Mangiagallette’ dovettero ingollare anche la delusione di sapere che Suarez voleva abbandonare Liverpool. La società, ambiziosa e testarda, non lo mollò. Sfidando anche il politicamente corretto: uno come lui, scorretto e ‘razzista’ va ceduto immediatamente per dare il buon esempio ai giovani che (ovviamente) sono talmente scemi da riproporre qualsiasi cosa che hanno la sventura di vedere con i loro occhi. Discorsi da beghine prestate al pallone che però hanno forte presa sulle mamme iperprotettive, sulle nonne terrorizzate dalla prospettiva di perdere l’imminente Paradiso, sulle zie acide che accendono ceri alla Regina Vittoria e sui comitati di censura web-paesani che studiano il maccartismo 2.0. Finora s’erano occupati solo di fumetti, film e tv. Adesso si sono aggiornati.
DALLE CONTESTAZIONI AL MONDIALE. Lui, sfidando il risentimento popolare è sceso ancora in campo a difendere il vessillo del Liver Bird. Egregiamente. Le premesse erano tutt’altro che esaltanti: già nell’estate 2012 fu sonoramente fischiato quando la sua nazionale, l’Uruguay, scese in campo contro la Gran Bretagna olimpica. E già allora digrignò i denti: «Su di me certe cose non hanno effetto», disse Suarez. Perchè lui è uno che gioca al calcio per amore. Perchè se non fosse diventato quello che è diventato, non avrebbe mai potuto sposare la moglie Sofia, conosciuta quando era un ragazzino di belle speranze a Montevideo. Si tratta di uno che ogni gol l’ha avvicinato alla prospettiva di poter vivere una vita serena. Però, questo, non lo si può ammettere. Perchè chi ha fame, sul serio, di successi e di vita non si può fermare a pensare alle belle parole, ai buoni sentimenti. Mica è Leo Messi, lui. Costruito, allevato e progettato per diventare un campione. Luis Suarez è uno che segna e dà fastidio. Perchè ogni suo gol è uno schiaffo a difese e portieri avversari. Tutto, ma proprio tutto, gli riesce facile. Quando gli gira. E quest’anno gli è girata già 31 volte. Il Brasile si avvicina, l’Uruguay si attende molto da lui. Il Maracanazo-bis, se ci sarà, potrebbe essere solo ed esclusivamente figlio del pistolero cattivo di Liverpool.