Sylos Labini: puoi raccontarci un episodio OFF degli anni iniziali della gavetta?
Tinto Brass: nelle vesti di aiuto regista ho collaborato con Joris Ivens al documentarioL’Italia non è un Paese povero, girato per la RAI e mai trasmesso in versione integrale. I funzionari della RAI temevano che offrissimo uno spaccato troppo duro del Paese, soprattutto quelle parti che riguardavano la povertà del Sud, in particolare quella di Ferrandina in Lucania, perciò imposero tagli pesanti. Io con astuzia e con perizia rubai la copia originale del film, quella che avevo montato personalmente, e la notte la portai a Parigi. Grazie a quel furto, ormai prescritto come reato, oggi possiamo vedere quel documentario in copia integrale. È un episodio che ricordo molto bene e con molto piacere.
Sylos Labini: molti critici amano dividere la tua filmografia in due filoni, quel cinema politico – che va da L’Urlo e Salon Kitty a Io, Caligola e tanti altri – al cinema erotico, da La Chiave in poi. È giusto dividere in due la tua carriera?
Brass: no, assolutamente. I miei film del cosiddetto ‘periodo erotico’ veicolano una critica politica e sociale tanto forte quanto quella del primo periodo, non c’è affatto una divisione della carriera.
Sylos Labini: sei riconosciuto a livello internazionale come il maestro dell’eros. Ci spieghi bene la differenza tra pornografia ed erotismo?
Brass: l’erotismo sta alla pornografia come la fellatio sta al pompino. È una questione solo semantica. Con i miei film erotici procuro emozioni e non soltanto erezioni e lubrificazioni.
Sylos Labini: nel 2007 hai pubblicato un ironico e pungente pamphlet dal titolo L’elogio del culo. Che cos’è per te il culo?
Brass: il culo è lo specchio dell’anima e questa mia affermazione racchiude un preciso programma estetico. Nel mio cinema il significato si desume dal significante: nei culi delle mie attrici racchiudo il senso e i contenuti della mia filmografia, che è quello dei film anarchici, per riconoscere allo stampo del culo le stesse valenze di quelle utopie che speravo emergessero ma che invece, purtroppo, non sono emerse.
Sylos Labini: nel libriccino dici “Il culo è un formidabile grimaldello espressivo, stilema semantico sinonimo di gioia e liberazione e non di colpa e dannazione”.
Brass: esatto, assolutamente vero.
Sylos Labini: in passato hai avuto qualche contestazione da parte delle femministe, che ti accusavano di fare un cinema sessista e maschilista. Che cosa pensi oggi di tutto questo polverone che si è alzato ormai da due anni intorno alle feste di Arcore e alle olgettine?
Brass: ho riso di tante cose… non condivido le idee politiche di Berlusconi, ma penso che nel privato possa fare assolutamente come gli pare, non c’è nessuna contraddizione in questo.
Sylos Labini: secondo te siamo tornati indietro di venti o trent’anni con questo improvviso falso moralismo italiano?
Brass: siamo tornati molto indietro rispetto a quello che si è conquistato o si sperava di conquistare. Per esempio mi interessava girare L’Urlo, il film che più ho amato nella mia carriera, perché è proprio un documentario in presa diretta degli umori rivoluzionari del ’68, che ho respirato e registrato a Londra durante le riprese del film. Quello è il film che io ammiro e apprezzo di più.
Sylos Labini: L’Urlo fu poi censurato e proiettato solo nel ’74…
Brass: esatto, dopo 6 anni di censura finalmente fu proiettato nel ’74. Ho un grande ricordo de L’Urlo e lo considero il mio film più significativo del mio lavoro, sono assolutamente grato di averlo fatto. Dovevo fare Arancia meccanica in quell’occasione, girai parecchio, restai 7 giorni a Hollywood a parlare con quelli della Paramount di Arancia meccanica, ci voleva tempo per leggerlo… e poi alla fine ho detto “sì, certo, bellissimo, lo faccio, faccio prima L’Urlo e poi questo film…” Naturalmente io ho fatto L’Urlo e intanto loro si sono fatti l’Arancia meccanica!
Sylos Labini: girano voci di un tuo secondo matrimonio, è vero?
Brass: sai, a ottant’anni i giochi sono ormai tutti fatti, ci si è giocato tutto. L’amore assume un valore inestimabile, la cosa che più conta è rimanere nel ricordo di lei, di Caterina Varzi, la mia musa ermeneutica. Con Caterina ho condiviso la fase più difficile della mia vita e voglio averla al mio fianco fino alla fine dei miei giorni.
Sylos Labini: grande scoop, un Tinto Brass romantico! Passiamo ora al Tinto classico: qual è l’attrice più bella con cui hai lavorato?
Brass: l’attrice più bella è Tina Aumont, che apprezzo più di ogni altra. Mi è molto cara alla memoria, avevo girato L’Urlo con lei, poi dopo parecchio tempo avevo in mente un altro film, l’ho cercata per parlarle e ho scoperto che stava nel Sud della Francia, dalle parti di Montpellier… ma quando sono arrivato purtroppo era già morta. Ma resta per me l’attrice più bella, più brava e più intelligente, una forza e una presenza che non dimenticherò mai.
Sylos Labini: invece… la più porca con cui hai lavorato?
Brass: la più porca? Tutte, tutte!
Sylos Labini: che cosa pensi del documentario che il tuo allievo Massimiliano Zanin ha fatto in tuo onore e che è stato proiettato al Festival di Venezia? Noi l’abbiamo pubblicato in esclusiva su ilgiornaleOFF e ha avuto un grande successo!
Brass: ci sono delle belle interviste a vari personaggi, l’ho guardato con molto interesse a Venezia.
Sylos Labini: tu sei molto più apprezzato e amato all’estero che in Italia, dove specialmente negli ultimi dieci anni hai subìto dei pregiudizi…
Brass: avevano dei pregiudizi, poi magari sono passati un po’ di moda… forse ero un po’ troppo avanti per l’opinione pubblica, però oggi quando i giovani vedono i miei film li apprezzano e vi si riconoscono totalmente.
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