Pasticciaccio brutto a Montevideo: il presidente uruguayano Pepe Mujica (il politico-contadino con le giacche a quadri, quello degli spinelli liberi che vive in una capanna, ricordate?) ha negato alle società calcistiche di fornire loro gli agenti di polizia per vigilare sulla sicurezza durante gli incontri di campionato. E fin qui tutto (ancora) normale (?). Il problema vero è che la decisione di Mujica ha spinto alle dimissioni il presidente della Federazione calcistica locale e perciò la Fifa sarebbe pronta ad escludere l’Uruguay dai Mondiali in Brasile. Tutto per colpa della sbadierata lotta alla violenza e al ‘razzismo’ negli stadi. Chi ci capisce qualcosa, qui, è davvero bravo…
CHE C’ENTRA LA CELESTE? Un Mondiale senza l’Uruguay perde il fascino patinato che collegherebbe, idealmente, il calcio moderno con quello romantico dei primordi quando la Celeste, dopo essersi aggiudicata la prima edizione della Coppa Rimet, strappava – proprio in Brasile, ai padroni di casa, nel tempio del calcio chiamato Maracanà – la vittoria dei Mondiali. Secondo le indiscrezioni, Sepp Blatter potrebbe decidere di escludere la nazionale sudamericana sulla scorta di una norma già usata in passato per combattere le ‘ingerenze della politica’ nel mondo dello sport e del calcio in particolare. Il responsabile Conmebol Figueredo, le dimissioni di Sebastian Bauza (l’ormai ex numero uno del calcio in Uruguay), non avrebbero indotto la Fifa ad aprire un’inchiesta. Che però agenzie di stampa internazionali danno per sicura.
IN QUESTO MONDO DI SPIE. Mujica ha mostrato il volto intollerante della repressione. Sì, ma con la gente sbagliata. Perchè ha chiesto alle società di fargli recapitare l’elenco con i nomi degli ultras più facinorosi e dei leader delle cosidette ‘barras bravas’, le frange più estreme e violente del tifo sudamericano. Cosa che le società non hanno potuto, dovuto e voluto fare. E Pepè s’è arrabbiato inducendo – in maniera diretta stoppando i servizi d’ordine – lo stop del campionato e le contestuali dimissioni del presidente della Federazione. In teoria, se partisse un’inchiesta, Blatter non potrebbe muovere il minimo appunto al buon Mujica. Si muove come ha insegnato lui (almeno in Europa): pontifica, promuovi e scarica la responsabilità su tifosi e società. Solo che Pepè ha voluto strafare, mettendo Blatter in imbarazzo e mostrando al mondo l’ennesima contraddizione del calcio secondo Sepp: non si può essere (sedicenti…) alfieri di democrazia, libertà e uguaglianza e poi attuare il proprio Vangelo a colpi di (stalinista) responsabilità oggettiva.