Belle sorprese sotto l’albero del tennis, dunque. Il 2014 vedrà ai box, agli angoli degli stadi che saranno teatro del prossima stagione del tennis mondiale il triumvirato che animò le più belle rivalità del tennis giocato nella seconda metà degli anni 80 e gli inizi degli anni 90. Becker, Edberg e Lendl si ritroveranno faccia a faccia nel ruolo di coach di rispettivamente Djokovic, Federer e Murray. Ne vedremo delle belle.
E’ una buona notizia questa perché il tennis, come tutti gli sport, ha fame di leadership e di personaggi. E in quest’epoca così opaca, un po’ decadente se vogliamo, ritrovare nel circuito certi caratteri forti non può che far bene a tutto il movimento e ai tantissimi fans. Anche perché diventare fans di uno sport è un qualcosa che è sempre fortemente legato all’ascendente dei beniamini.
Vedere l’entusiasmo con cui questi campionissimi ha accettato di ritornare a competere, anche senza riempire le calze di terra o di ciuffetti di erba verdissima, è una bella cosa perché lo sport deve essere innanzitutto passione. E la passione deve tornare a essere prioritaria al denaro e alle esigenze mediatiche. E’ la passione il freno alla wrestlinghizzazione.
Ciò che è curioso è notare come ogni top player sembri aver abbia individuato il suo nuovo coach come fosse il proprio animale totemico. Per dire, Becker, che sul campo era tutto potenza e pressione (non a caso lo chiamavano BUM BUM), sembra riflettere benissimo lo spirito di Nole Djokovic. A maggior ragione Roger Federer, che per la verità non ha ancora ufficializzato l’ingresso all’interno del suo team di Stefan Edberg. Federer è l’unico che nel tennis di oggi, che è cambiato profondamente rispetto a quello degli anni 80, ricorda lo stile tutta grazia ed eleganza dello svedese, nonché la sua sobrietà nello stare in campo. E dato che, per la verità, nell’ultima stagione Federer ha più volte perso le staffe non riuscendo a darsi ragione di molti insuccessi, Edberg potrebbe essere proprio quello spirito guida che gli saprà infondere la freschezza necessaria per tornare a giocare “il tennis” e chissà forse anche a vincere.
Per quanto riguarda Murray, beh il 2013 ha già dimostrato che il connubio con Ivan Lendl non poteva essere migliore. Anche in questo caso Murray ha trovato quello che gli mancava: la determinazione e la sagacia tattica. Quella capacità di vincere che si porta con sé quello che chi non sa vincere chiama cinismo.
Di sorprese non manca il 2014, dunque. Anche se ai box. Anche scorrendo la classifica. Perché di campioni anni 80 si avvarranno anche Gasquet che pare abbia scelto come suo coach Sergi Bruguera e il giovane nipponico Nishikori che, manco a dirlo, ha scelto le cure di Michael Chang.
Ora se per Nishikori l’accoppiata ci pare azzeccata e saremo curiosi di vedere se al primo incontro tra Murray e il campione del Sol Levante ci dobbiamo attendere un servizio da sotto come fu nell’ottavo al Roland Garros tra Lendl e Chang, proprio non capiamo che cosa c’entri Sergi Bruguera, mastro arrotino, con l’eleganza di Richard Gasquet. Un motivo in più per non cambiare canale.