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Barbadillo
Home Sport/identità/passioni

Champions League. La Caporetto prevedibile dell’Italietta pallonara

by Giovanni Vasso
12 Dicembre 2013
in Sport/identità/passioni
0

108423Una sconfitta totale, altro che magre consolazioni da provinciali. L’ultimo turno di Champions’ è stata la definitiva Caporetto dell’Italietta pallonara. Vien da chiedersi se queste sono corazzate…

JUVE: “AGGHIAGGIANDE” – Due risultati utili su tre, per la Juve di Antonio Conte. E per buona tradizione italica, i bianconeri sembrano puntare al pareggio. Si va a giocare nell’inferno dell’Istanbul giallorossa del Galatasaray, squadra di vecchie glorie e giovani promesse allenate dal brillante Mancio che non parla turco e perciò per far arrivare le sue indicazioni a gente come Bulut e Yilmaz deve farsi assistere da un interprete. Se poi tocca parlare francese i passaggi sono addirittura due. Vabbè, torniamo al campo. Gelato, innevato e raschiato alla bell’e peggio dagli scavatori turchi per il recupero del match sospeso e rapidamente recuperato il pomeriggio dopo. Si dirà che la società giallorossa abbia fatto pressione per rovinare la metà campo interessata dagli attacchi dei bianconeri. E forse è vero pure. Ma al di là di questo e della perla di Wes Snejider e dell’imbarazzante gestione del maltempo turco (neve ad Istanbul?!?) i ragazzi di Antonio Conte hanno perso la Champions quando si sono sciolti davanti al Copenaghen. Certi impegni vanno presi sul serio…

 

NAPOLI: LE PERCENTUALI NON PAGANO – Vincere contro l’Arsenal – mica l’Atletico Poggibonsi – non è cosa da poco. Uscire dalla Champions con 12 punti è una vera e propria eresia, almeno fino ad oggi. I dati parlano chiaro e, contestualmente, a sproposito. Se il gruppo si rivela più equilibrato del solito tra Gunners, Napoli e Borussia Dortmund e se completi il girone con l’Olimpique Marsiglia (squadra materasso che più Eminflex non si può) è normale che i punti siano tanti. Ovviamente, onore al merito per gli azzurri di Benitez. Però non dimentichiamoci che il Napoli è sempre il ‘solito’ progetto, che Benitez – pur di non far arrabbiare l’oculato presidente De Laurentiis – sciorina percentuali perché non può dire una cosa fondamentale. Si vince con i campioni. Chiedetelo al fu presidente azzurro Corrado Ferlaino: comprò tale Diego Armando Maradona ma non vinse niente fino a che non gli mise vicino Bagni, Alemao, Careca, Fusi, Giordano e compagnia vincente.

 

MILAN: “SEI L’ANTICALCIO” – L’Ajax di questi giorni non è proprio un esempio di sportività. Nella Champions delle squadre giovanili, per esempio, dato che il turno ormai era perso, i baby lancieri hanno preferito non presentarsi al campo per affrontare i pari età del Milan. L’esempio dei grandi non gioverà certo allo spirito del politicamente (o sportivamente) corretto dei ragazzini, però come dare torto all’allenatore olandese Franck De Boer che ha bollato la prestazione dei rossoneri di Allegri come l’esempio perfetto dell’anti-calcio. Poche idee, e per di più molto confuse. Un po’ di melina e tanta ‘indisponenza’, per dirla con i radiocronisti Rai. Nonostante tutto lo 0-0 di San Siro regala il passaggio del turno al Milan, unica italiana rimasta in campo per la Champions. Tuttavia, la distanza con il Milan degli Invicibili è incolmabile. E questo lo sanno tutti. Ma se diciamo pure che questa squadra non è al livello nemmeno delle ultime apparizioni continentali siete sicuri che non diciamo un’eresia?

 

LA VITTORIA DEI GUFI – Hanno vinto loro. In fondo i gufi vincono sempre. Sia detto senza la minima polemica nei loro confronti: il pallone è anche (o forse soprattutto) questo. Irrazionalità, amore che diventa odio (sportivo, ovviamente se no ci danno il Daspo…), tensione e trance. Con buona pace di chi si sbraccia per richiamare tutti all’unità nazionale, a prescindere dalla fede calcistica. I più fantascientifici chiedono a tutti di tifare Italia perché è in ballo il posto nel ranking comunitario. Ragazzi, di classifiche, competitività, graduatorie e altre amenità europee ne abbiamo abbastanza. Fateci il piacere, lasciateci vivere…

Giovanni Vasso

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