Svizzero, classe 81, sua Maestà Roger Federer è stato per un decennio il più forte tennista del mondo e ha dato vita con Rafa Nadal a una delle più belle e combattute rivalità sportive di tutti i tempi.
Federer è sinonimo di grazia ed eleganza. Il suo tennis è l’esasperazione della classe pura e cristallina. E’ l’incarnazione del manuale del tennis. Per lui valgono tutti i più blasfemi e indulgenti paragoni. Volendo paragonarlo a un altro mito dello sport, si potrebbe evocare Ayrton Senna. Con i colpi sui campi da tennis Federer, del campione brasiliano, ricorda quella pulizia nel disegnare le traiettorie in pista, senza mai una sbavatura. Senza mai scentrare una palla come l’altro non doveva mai correggere una curva già impostata.
E’ tra i pochissimi interpreti del gioco di volo. Anche se, di fatto, è difficile vederlo giocare serve and volley, non lo fa con continuità neanche a Wimbledon, alla bisogna Federer va a prendersi il punto a rete mostrando tutto il tocco di cui è capace.
L’attenzione del pubblico nei confronti di Federer, e lo stesso vale per Nadal e Djokovic, non è da ricercarsi nel loro essere personaggi, neanche loro valgono un Borg o un Connors, e manco tanto nelle statistiche cariche di vittorie. Ma nella plasticità delle traiettorie dei loro colpi. Ognuno con la sua specificità è in grado di scagliare le palline con una tale forza, rotazione, da deformare la pallina manco fosse un soggetto dei quadri di Salvator Dalì, e di disegnare delle volute che accendono l’immaginazione degli spettatori.
Roger Federer ha vinto 17 tornei dello Slam, è stato numero uno del mondo per tre anni consecutivi con il nuovo sistema di assegnazione dei punteggi, primato che stanca solo a scriverlo. In questa fase della sua carriera un po’ calante è ancora più interessante perché non c’è partita più bella di quella in cui il vecchio campione torna a ruggire.
Eccolo contro Djokovic in qualche demi volée.
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@barbadilloit