E’ una Roma schiacciasassi. Poche storie, la truppa del sergente Rudi Garcia è irresistibile e punta dritta dritta ad asfaltare il campionato. I numeri di Totti e compagni fanno paura: sette partite, sette vittorie. Venti gol fatti, uno solo subito. Manco il Barcellona in Spagna mantiene questo ritmo, e, detto tra noi, il paragone – sul cammino delle due compagini, non sugli organici – c’è tutto anche perché la Liga, oltre a blaugrana, Real ed al sorprendente Atletico di Diego Pablo Simeone, non è che presenti questi squadroni…
I giallorossi, finalmente, sono diventati squadra. E’ inutile girarci attorno più di tanto. Alla Maggica serviva una guida capace di mettere ordine in campo, riassettare una difesa fin troppo ballerina e dare continuità ad una formazione che in due, sciagurati, campionati aveva mostrato i segnali inequivocabili di grosse potenzialità lasciate a dormire in attesa di tempi migliori.
Alla squadra era necessario trovare un leader che riuscisse a mettere in riga gli umori dello spogliatoio, che facesse da giusto cuscinetto tra il campo e le pulsioni emotive dei campioni giallorossi. In una sola parola, alla Roma serviva un sergente di ferro dal volto umano, più interessato alla prosaica realtà dei tre punti che agli esperimenti in nome del tiquitaca d’importazione (Luis Enrique, la bibbia catalana del football non funziona in tutte le latitudini…) o del fondamentalismo boemo a difesa della Sacra Triade 4 – 3 – 3 (scusaci, Zeman…). Appunto, serviva un Rudi Garcia.
L’unica tradizione ‘tattica’ che la Roma negli anni sembra mantenere intatta è quella del centravanti assente. Non il falso nueve che spopola nella Spagna tutta possesso palla e passaggi corti, dove il centrattacco diventa una boa che confeziona assist e sponde ai compagni, ma proprio la mancanza di un terminale d’attacco, almeno in senso tradizionale. Fece la fortuna della Roma di Luciano Spalletti, sta dando benzina alla buona stella della formazione del tecnico francese. Con tanti saluti all’insostituibile Osvaldo.
L’ultima partita, contro l’Inter, è l’ennesima indizio che confeziona la prova decisiva. La Roma ha mostrato una formazione assolutamente blindata dietro e micidiale avanti. E poco importa se il fallo sull’inesauribile Gervinho, quello del rigore per il secondo gol della Roma firmato dal Pupone, forse era fuori area. I nerazzurri di Walter Mazzarri ci hanno provato in tutti i modi, almeno all’inizio del primo tempo, a fermare la corsa dei lupacchiotti. Niente da fare: se la difesa è un bunker, se giochi contro un Francesco Totti che all’anagrafe dichiara 37 anni ma sta in campo con lo stesso entusiasmo di un ragazzetto di 18 anni al debutto, e se accanto al Pupone c’è gente come Florenzi, Strootman e Gervinho allora diventa dura. Anche per l’Inter dei “senza niente da perdere” di Mazzarri…