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“L’Istituto Eneide: con Dominique Venner, per il risveglio identitario degli europei”

L'editore Marco Scatarzi spiega la genesi dell'iniziativa culturale che riunisce associazioni e centri studi sulla traccia francese dell'Istituto Iliade

by Gerardo Adami
5 Maggio 2025
in Le interviste
2
Istituto Eneide

Barbadillo saluta con apprezzamento la nascita di un nuovo luogo di elaborazione culturale fuori dagli schemi del pensiero unico, in una fase convulsa tra nuovi totalitarismo e frammentazione dell’area delle idee non conformiste. ***

Marco Scatarzi, editore e animatore dell’Istituto Eneide. Dopo la collaborazione degli ultimi anni con l’Istitut Iliade, ora una iniziativa italiana. Da cosa nasce la necessità di promuovere un nuovo centro culturale anche da noi?

“Dalla meravigliosa esperienza francese dell’Institut Iliade – nata dall’eredità del rito sacrificale di Dominique Venner e mossa dalla necessità di custodire e trasmettere la “lunga memoria europea” – sono gemmate una serie di iniziative in ogni angolo del continente: il “risveglio” auspicato dal Samurai d’Occidente, vitale per le sorti dei nostri popoli, sta coinvolgendo le più avanzate avanguardie del mondo identitario. Da qualche settimana, con entusiasmo, anche gli italiani hanno ufficialmente risposto all’appello: l’Istituto Eneide, il cui nome richiama la profondità di un’epica fondatrice, sorge dalla necessità di contribuire alla rinascita dell’Europa. Da generazioni, con trascinante entusiasmo, questa parola esercita un fascino atavico: essa, tuttavia, non rappresenta una formula retorica da condire a piacimento, ma il portato spirituale e culturale di una Civiltà straordinaria, oggi costretta a misurarsi con la più grande crisi di tutti i tempi. Ridestare il “malato del mondo” – la cui prima mancanza è non aver più coscienza di sé – è una missione che abbiamo il dovere di abbracciare qui ed ora, oltre ogni colpevolizzazione indotta, ogni fatalismo perdente e ogni crepuscolo occidentale”.

Che missione svolgerà l’Istituto?

“Come già sta avvenendo oltralpe e in terra iberica, l’Eneide avrà il compito di formare le anime, informare le menti, diffondere le idee e mobilitare le strutture. Un’opera profonda, di semina e di rigenerazione, che muoverà trasversalmente e con logica organica, nel solo interesse della nostra comune appartenenza europea. Alla verticalità della triade omerica – tesa all’armonia con la natura, alla ricerca dell’eccellenza e alla tensione verso la bellezza – abbiamo la possibilità di integrare la nostra specifica eredità italica: l’etica perenne del Mos Maiorum, l’approccio estetico al mondo e la generosa solarità mediterranea. Perché l’Europa che dobbiamo risvegliare, ricca di sfumature complementari ed uniche, è sempre figlia dello stesso genio: essa, che per secoli è stata il faro del mondo, ha il dovere di tornare nella storia. L’Eneide, con umiltà e con decisione, darà il proprio contributo”. 

Le prime adesioni?

“Tante e qualificate. Scrittori impegnati e intellettuali non allineati, comunità militanti e associazioni culturali, individualità attive e centri studi, progetti editoriali e gruppi di ricerca. Il tutto – naturalmente – in fedeltà ai princìpi espressi nel nostro Manifesto, collaborando con qualsiasi realtà sia mossa dalle medesime finalità, al di là delle contingenze politiche, delle sigle di appartenenza e delle ideologie di provenienza. Qualcosa di nuovo e di unico si sta muovendo: auspichiamo che tutti – con intelligenza e con lealtà – possano comprendere la portata della posta in gioco”. 

Quali le sintonie o le differenze con il percorso francese?

“Quello francese è un mondo che ho avuto il piacere ed il privilegio di conoscere da vicino e in prima persona: da anni – infatti – Passaggio al Bosco ha l’onore di tradurre e pubblicare la quasi totalità dei lavori che si vergano oltralpe, partecipando ai grandi convegni annuali ed intrattenendo relazioni in ogni ambito. Senza dubbio, il contesto francese vanta un’organizzazione metapolitica che non ha eguali in Europa, sia in termini di storia che di produttività: la lunga opera del Greece – alla quale si uniscono una vastissima quantità di riviste, di associazioni e di progetti – ha certamente dato slancio alla “battaglia culturale”, che in Francia resta preponderante ad ogni latitudine. Spesso e volentieri, infatti, quest’ultima riveste un ruolo addirittura prioritario – in termini di aggregazione umana e di mobilitazione fisica – rispetto alla militanza politica genericamente intesa. In Italia, salvo rare eccezioni, abbiamo sempre assistito alla genesi opposta: le varie realtà militanti, nate dalla necessità di conquistare uno spazio politico, hanno elaborato anche un percorso culturale funzionale alle proprie attività e conforme alla propria visione del mondo. Questi dettagli, tuttavia, sono la più autentica manifestazione dell’espressione europea: essi ci rammentano la ricchezza di un mosaico straordinario, dove ogni singolo elemento incarna la manifestazione specifica di un’appartenenza condivisa. È questa la sintonia da cavalcare, senza indugi e con buona volontà. Che gli identitari delle varie Nazioni avvertano il dovere di condurre una medesima lotta, anziché rinchiudersi in uno sciovinismo impolitico, è un segnale incoraggiante. Che ciò avvenga nel solco della “lunga memoria”, piuttosto che di un tornaconto elettorale o di una macchinazione burocratica, è invece la certezza compiuta che un fuoco sacro è ancora vivo. Hölderling aveva ragione: “là dove c’è pericolo cresce anche ciò che salva””. 

Ogni nuova iniziativa culturale è accompagnata dal fuoco dei Penati. In questo caso c’è la testimonianza di Dominique Venner, ma potrebbero esserci anche altri riferimenti all’identitarismo europeo…

“Certamente. Il pantheon dei riferimenti abbraccia interi millenni di storia, irradiandosi nelle molteplici facce di un medesimo prisma: esso dimostra – semmai ce ne fosse bisogno – l’assoluta coerenza di un’identità che parte dal bios e giunge ad un preciso “nesso di Civiltà”. Questo retaggio, tuttavia, deve essere proiettato in avanti con spirito d’avanguardia e sintesi rivoluzionaria: al bando ogni passatismo sciocco, ogni nostalgismo incapacitante e ogni immobilismo borghese, perché ciò che ci anima è un ottimismo tragico che vuole proporre, costruire ed affermare. Ciò che conta è sempre l’avanti: per questo ci sentiamo custodi, ma anche e sopratutto rifondatori. 

Quando si presentò al pubblico, ribadendo la necessità di far rinascere l’Europa, l’Institut Iliade diramò un appello molto evocativo, il cui titolo resta emblematico: “né Lampedusa né Bruxelles: essere europeo!”. Rammentarlo, di questi tempi, è doppiamente importante: l’equivoco di certi osservatori esterni, mossi dall’incomprensione o dalla malafede, potrebbe infatti collocarci all’ombra di Ventotene o di qualche oligarchia liberal-progressista. Niente di più sbagliato: l’Eneide nasce con l’intenzione dichiarata di superare un’Europa debole, contraddittoria e inconcludente, il cui primo limite è stato quello di farsi vettore di uno spirito universalista – fondato sul culto dell’individuo astratto e sulla prassi dello sradicamento – che vuole cancellare e sostituire i nostri tratti specifici. È da quel portato perenne, allora, che si deve ripartire con slancio e con determinazione. 

Dai poemi di fondazione alla filosofia dell’Ellade e dai saggi latini ai capolavori della letteratura, passando per la cultura cavalleresca e per l’arte della rappresentazione, per la cittadinanza greca e per il Foro Romano, per i primati della scienza e per i misteri del sacro, per il teatro e per il canto polifonico, per i miti e per i riti, per la gastronomia e per il costume, per le scoperte e per le conquiste: l’Europa è stata tutto, in ogni epoca e in ogni scibile dell’esistente, in fedeltà ad uno spirito d’avventura che ha forgiato un’etica eroica e creatrice”.  

Il primo incontro in calendario?

“Nel mese di ottobre, come già annunciato, si terrà il primo convegno ufficiale dell’Istituto Eneide: in quella occasione – infatti – presenteremo in modo compiuto e preciso il nostro progetto, illustrandone i valori, gli obiettivi, i metodi e le attività. I dettagli saranno forniti a breve, ma si tratterà di un evento importante, di quelli da segnare sul calendario. Noi abbiamo fatto il primo passo: ora tocca a voi. Facciamo nostro il monito di Ezra Pound, che amò l’Europa come noi la amiamo: “Qui l’errore è in ciò che non si è fatto, nella diffidenza che fece esitare””. 

Gerardo Adami

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Tags: dominique vennereuropaidentitàistituto eneidemarco scatarzi

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