Il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Kevin Prince Boateng ha da qualche settimana lasciato il Milan e l’Italia per fare ritorno in patria allo Schalke 04; ha cambiato maglia e vita, ma non ha perso lo smalto che ne ha contraddistinto l’avventura italiana, specie nei primi tempi.
Così quando poco dopo la mezzora della partita in casa del Mainz il giapponese Okazaki ha sbagliato un semplice retropassaggio, Prince è stato lesto a intercettare il pallone e a portarselo sul destro al limite dell’aria per poi spedirlo col piattone alla sinistra del portiere avversario Muller, siglando il gol che è valso la vittoria di misura della squadra di Gelsenkirchen sui biancorossi di Thomas Tuchel.
Tre punti che costituiscono una vera e propria boccata d’ossigeno per i biancoblu di mister Keller, protagonisti fino allo scorso fine settimana di un avvio deludente in cui avevano raccolto la il misero bottino di quattro punti in quattro partite, nonostante le preannunciate ambizioni d’alta classifica. Ambizioni che hanno spinto il tedesco naturalizzato ghanese a lasciare il club più titolato del mondo per tornare a calcare i campi della Bundesliga, da lui definito “il miglior campionato del mondo”.
E’ senza dubbio un personaggio controverso Boateng, in costante bilico tra le sensazioni contrastanti che ami far parlare di sé o che lo odi profondamente. Di certo c’è che è sempre sulla bocca di tutti, spesso in prima pagina, ora per le sue imprese sportive, ora per la sua vita privata, ora per la capacità che ha avuto di ergersi a paladino della battaglia contro il razzismo. E’ già passato alla storia, infatti, l’episodio avvenuto durante l’amichevole estiva del suo vecchio Milan contro la Pro Patria dello scorso anno, quando rispose ai cori razzisti dei tifosi avversari scaraventando il pallone in tribuna e abbandonando il campo, seguito solidalmente a ruota da tutti i suoi compagni. Da allora il Boa è stato spesso chiamato in causa da associazioni che operano nel sociale, ma anche da Fifa e Uefa, per testimoniare la sua esperienza personale nei confronti di un problema gestito sicuramente male dalle autorità sportive italiane e che pare, da insinuazioni della stampa, essere stata la causa principale del suo addio al nostro calcio.
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Prince ha negato di aver lasciato la Serie A per questioni ambientali, giustificando questa scelta solo con motivi sportivi: la Germania ha conosciuto solo il ragazzino che scelse di giocare con la nazionale ghanese dopo aver litigato con tanti degli allenatori avuti ai tempi delle selezioni giovanili tedesche, non ancora l’uomo che si è fatto lupo in giro per l’Europa, dall’Inghilterra all’Italia. E ora il principe è tornato, con la maglia numero nove dello Schalke sulle spalle, pronto ad azzannare chiunque intralcerà la sua strada verso riscatto e trionfi. Perché è fatto così: cambierà, si sposterà, si rimetterà continuamente in gioco, ma non perderà mai il vizio di rimanere sempre in vetrina.