Perché la Nuova Destra è morta liberale? Non stiamo parlando dei suoi leader intellettuali. Né di Marco Tarchi né di Alain de Benoist, i quali, anzi, continuano indefessi in una coerente ed elevata produzione intellettuale. Parliamo della Nd come fenomeno generazionale capace di formare gran parte della giovane classe dirigente della destra post-fascista. Che è successo? Che è successo, tralasciando la scontata e banale scusa del potere distruttivo del potere stesso?
In buona sostanza si è dato seguito ad un’operazione eguale e contraria a quella che solitamente viene detta del “buttar via il bambino con l’acqua sporca”; negli ultimi trent’anni, infatti, del pensiero del Grece e di Diorama letterario si è tenuto e utilizzato solo ciò che conveniva: la predisposizione alla dialettica, all’egemonia culturale, alla metapolitica, in un coacervo di temi post-moderni divenuti, ben presto, argomento di sintesi capitalista.
Così la dimensione gramsciana dell’egemonia e della metapolitica, priva di una coerente e sentita analisi critica, ha perso la sua ragion d’essere, divenendo una sorta di brutta copia dei modelli comunisti e pannelliani; l’esasperante voglia di dialettica, allo stesso modo, è divenuta una rincorsa dell’avversario sul delicato campo degli ideali universali.
Questa Nuova Destra ha deliberatamente dimenticato Nietzsche, il suo volontarismo, la sua imposizione di valori e forme, tralasciando tutto il lavoro che de Benoist aveva approntato per separarlo filosoficamente dal ‘900 totalitario; la critica ai monoteismi è stata addirittura soffocata, nel nome di una imprecisata identità occidentalista, esatto contrario del differenzialismo europeo; o peggio, essa è stata contrabbandata per giustificare antistoriche pulsioni progressiste.
Priva di volontà e forma, priva di una vera teoria anti-capitalista, incastrata nel razzismo dell’occidente progressista, la generazione post-missina cresciuta nell’idea di rinnovamento è finita per morire liberale: conservatrice da una parte, liberal dall’altra. Eppure ciò non toglie merito ad un percorso intellettuale ancora ricco di risposte alla fine della società industriale: percorso forse in grado di proseguire oltre le ultime stagioni politiche.