“Marco Dell’Oro, una vita normale, come cenare al… Festival di Cannes”

Maurizio Cabona ricorda il critico cinematografico dell'"Eco di Bergamo" 

Marco Dell’Oro dell’Eco di Bergamo

Con la morte a 58 anni di Marco Dell’Oro, il quotidiano L’Eco di Bergamo perde il redattore capo, giornalista proveniente dal settore cultura-spettacoli, che di solito preclude carriere brillanti. Lui ha fatto eccezione.

Maurizio Cabona, con Dell’Oro lei perde un amico. Vi eravate conosciuti…
“Vent’anni fa, per telefono. Mi intervistò sulla rassegna di film ‘Gli italiani si guardano’, che avevo ideato a Milano con l’assessorato alla Cultura della Provincia e con la Cineteca Italiana”.
Un evento come tanti.
“Sì e no. Reinterpretare la storia nazionale attraverso i film in maniera contraria alla vulgata post-45 urtava dogmi che tuttora reggono. La manifestazione era così ignorata o osteggiata dai quotidiani concorrenti”.
Mentre Dell’Oro apprezzò.
“E io gliene fui molto grato”.
Diventaste amici.
“Col tempo. C’è chi definisce il giornalismo un modo per non lavorare. Ma Dell’Oro lavorava, eccome, e da Bergamo solo il lavoro lo muoveva”.
Quindi…
“Quindi ci siamo incontrati sei mesi dopo, a Cannes, per il Festival; poi, a fine agosto, a Venezia, per la Mostra del cinema. Per L’Ecoc’era sempre anche Andrea Frambrosi.
Come erano?
“Formidabili”.
Altri aggettivi?
“Gentili, onesti, colti”.
Stancano i grandi festival?
“Sì, se non li si segue almeno in quattro. Loro erano due“.
Capita di restare fuori dal cinema, tardando a una proiezione?
“A Marco non succedeva, nonostante la carenza di sonno, il disagio per l’aria condizionata e le saltuarie emicranie”.
I giorni belli di un festival?
“Il primo: solo due film. E l’ultimo: si ha già la testa a casa”.
I giorni brutti?
“Il primo fine settimana: dieci film importanti, o quasi, in due giorni”.
Un risvolto ignorato?
“La lotta per conquistare un buon posto in sala. Un posto buono è quello che permette di uscire prima degli altri per metterti in coda in un’altra sala, più piccola, per un altro film”.
Ogni critico ha le sue predilezioni. 
“Dell’Oro e Frambrosi sono stati diversi e complementari. Marco prediligeva Pedro Almodóvar, che era sempre in attesa di una Palma d’oro che non veniva. Marco sì dispiaceva, io no”.
Dell’Oro era amico anche di…?
“Stenio Solinas del Giornale“.
Dell’Oro chi rispettava?
“Michel Ciment di Positif. L’aveva conosciuto a Parigi, durante uno stage parigino al settimanale Nouvel Observateur“.
Un ricordo che vi accomunava?
“I nostri Festival di Cannes cominciavano la vigilia, cenando al ristorante Astoux. Non si era ancora in debito di sonno e si era lieti di ritrovarsi. A fine Festival tornavamo a cenare lì, sfiancati. In mezzo c’erano i pasti saltati”.
Per mancanza di tempo?
“Anche. Meglio osservare dei digiuni che poi esibire una nota spese elevata”.
Un Festival finiva, un altro si profilava.
“Ma anno dopo anno l’attenzione degli editori calava. Era vieppiù incerto ritrovarsi.”.
Che cosa avrebbe detto a Marco, se avesse potuto incontrarlo durante la malattia?
“Che stavo riesaminando in dvd i film di Almodóvar: un po’ un fioretto, un po’ una speranza, quella di riparlarne con lui, prima o poi”.
I funerali di Marco Dell’Oro avverrano a Bergamo martedì 2 gennaio, alle ore 14h30, nella chiesa di Santa Lucia in via Statuto.
Nicola Caricola

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