La lezione morale, civile e culturale che la fabbrica delle opinioni ha sfornato in questi ultimi giorni è: la famiglia è fallita, come dimostra casa Meloni. Veniamo da una settimana in cui osservatori, influencer, opinion maker della sinistra italiana e paraggi grillini hanno decretato in coro la fine della famiglia naturale e tradizionale in seguito alla fine della relazione con Andrea Giambruno decretata dalla premier Giorgia Meloni. Parlate tanto di famiglia, e poi vi separate. Anzi, dopo quanto è accaduto in casa vostra, smettetela di presentarvi come i difensori di Dio, patria e famiglia. Revocate quei principi assurdi e impraticabili, come avete dimostrato pure voi nella vostra vita.
Proviamo a ragionare su questa tesi che già in partenza mostra di non avere senso della misura: deduce da piccole vicende grandi svolte epocali. L’argomentazione usata è allo stesso livello di chi si professa non credente perché ci sono alcuni preti pedofili; o chi nega l’amor patrio perché ci sono certi mascalzoni e mariuoli che fanno affari sotto l’alibi altisonante della patria. O chi nega valore alla famiglia perché ci sono emeriti puttanieri in sua difesa. Ossia, dovremmo cancellare i principi su cui si fondano storicamente ogni civiltà e la vita reale dei popoli con la miserabile motivazione dei cattivi esempi in loro nome.
L’amor di Dio, l’amor patrio e l’amore per la famiglia sono stati, nel bene e nel male, e in tutte le contraddizioni, la bussola e il filo conduttore per tenere unita una società, per fondare comunità e legami non provvisori né utilitaristici e per stare al mondo non badando solo ai propri esclusivi interessi egoistici e ai propri desideri individuali. Negare quei fondamenti significa negare il fondo persistente, benché ferito e tante volte calpestato, su cui regge la vita della gente e il sentire comune.
Non è mai esistita una società fondata sulla negazione di quelle basi e del loro intreccio. Noi proveniamo da quel mondo, siamo figli ed eredi di quel modo di vivere e di vedere; i nostri legami più forti e duraturi derivano da quelle basi. Sarebbe assurdo ridurre quei fondamenti alti, vasti e profondi al programma politico, ideologico, elettorale di uno schieramento; sarebbe riduttivo, meschino, del tutto improprio. Ma ancora più assurdo è pensare di poter cancellare quei principi e la vita che ne discende solo perché ci sono esempi malriusciti o solo per contrastare la parte avversa.
Chi difende la famiglia non finge di credere che sia immacolata, senza fallimenti, divorzi e separazioni. La famiglia non è illesa, incontaminata, figuriamoci; ma vive il travaglio del nostro tempo, è dentro il suo trambusto.
Quel che è in gioco è la priorità assegnata ai legami derivati da quell’unione, non solo tra marito e moglie, ma tra padri e figli, tra nonni e nipoti, tra fratelli e congiunti. Famiglia non è solo ménage di coppia, è un insieme vivente transgenerazionale. Chi difende la famiglia non si oppone alle altre unioni e alle altre scelte che ciascuno compie in libertà: ma un conto è rispettare le scelte private di ciascuno, gli orientamenti sessuali e le preferenze, un altro è relativizzare la famiglia, considerarla unione tra le tante, e reputare del tutto irrilevanti la paternità, la maternità, il significato della procreazione e della natività, il legame speciale biologico e spirituale, tra madri e figli, tra genitori e figli, le responsabilità educative verso i minori.
Se una cosa può essere imputata a chi difende nei discorsi politici l’universo familiare è semmai l’incoerenza e l’inefficacia nella tutela: vorremmo da loro più cura, più leggi e strutture a protezione della famiglia. Qualche segnale positivo c’è nell’ultima finanziaria. Ma vorremmo che a livello pubblico e istituzionale la politica della famiglia avesse una reale, decisa priorità a tutela dei suoi legami e dei soggetti più deboli che ne sono parte (i bambini, i vecchi, i malati). Andrebbero tutelate e incentivate la maternità e la natalità, piuttosto che il traffico degli uteri in affitto o altre forzature artificiali che prescindono dalla famiglia e dal suo progetto di vita. Chi sceglie di vivere da solo ne ha tutto il diritto, chi sceglie di unirsi in coppie libere lo faccia pure; chi ha storie omosessuali è libero di averle. Ma la politica sociale e famigliare dovrebbe preoccuparsi di tutelare e promuovere la famiglia, lasciando ai singoli la facoltà di compiere altre scelte. Cosa c’è in questo di ostile, illibertario, repressivo? La famiglia è un bene da tutelare, le scelte individuali sono invece diritti da garantire. Due piani diversi. La tutela della famiglia è sancita anche dalla nostra Costituzione, che tante volte, anche a sproposito, reclamate come se fosse la Bibbia.
La dialettica politica e culturale dovrebbe riguardare il confronto tra i due modelli di società e non la pretesa di ridurti tutto ai soli diritti soggettivi. La famiglia comporta diritti, doveri e responsabilità. Non può essere sostituita da l’Io voglio o dai desideri soggettivi e momentanei. E’ un legame, genera comunità, comporta reciprocità.
Avete tutto il diritto di non condividere questo orizzonte che pure è il mondo reale nel quale siamo nati e cresciuti, ed è ancora – nonostante tutto – l’architrave più solida della nostra società, senza la quale si sfascia. Ma non potete avere la pretesa di dedurre dalla vostra premessa – ognuno decida la sua vita come vuole – la conseguenza di relativizzare, declassare e screditare la famiglia. O attaccarvi ai Giambruno di turno per abbattere le famiglie come fossero ciuffi da tagliare. Le famiglie si sfasciano, dunque è inutile anzi è dannoso difenderle. Ma dove porta questo cupio dissolvi, questa furia di cancellare, di sradicare, di espiantarsi? Le destre passano, con le loro Meloni & partner, ma i legami naturali e famigliari restano finché resta l’umanità. Poi quando l’umano verrà definitivamente rimpiazzato non sarà più affar nostro.
La Verità – 27 ottobre 2023
Veneziani ha ragione. Però….
Si attacca la Meloni perché le Sinistre non hanno ideali, programmi, progetti alternativi….
Leggo spesso, negli articoli di Veneziani e di altri che la pensano come lui, che le coppie omosessuali sarebbero un “attacco alla famiglia tradizionale”. Questo è un errore clamoroso, anche dal semplice punto di vista logico.
Da eterosessuale, sposato con prole, non mi sento affatto minacciato da due omosessuali che si vogliono bene, creano una comunione di vita basata sull’affetto reciproco e chiedono delle forme di tutela e di protezione. Quale minaccia rappresenterebbero quei due per me ? Non posso forse continuare a vivere la mia vita affettiva con la mia famiglia ?
Forse che attribuire ad essi delle forme di tutela e di protezione sociale toglie qualche tutela e protezione a me ed alla mia famiglia ? Intendiamoci, nemmeno a me piace il Gay Pride perché rappresenta spesa una inutile ostentazione di una scelta personale che non è né migliore né peggiore, ma solo diversa dalla mia, ma perché dovrei non offrire ad altre persone, solo perché omosessuali, le forme di tutela e protezione che cerco per me ? Quali diritti toglie a me il fatto la società attribuisca dei diritti anche a quella coppia omosessuale ?
Il matrimonio omosessuale è un assurdo da ogni parte lo si contempli.
Non userei il termine “matrimonio”. Si tratta solo di dare uno status di riconoscimento legale a coppie dello stesso sesso. Bisogna prendere atto della realtà. Gli omosessuali ci sono, ci sono sempre stati e ci saranno sempre. Offrire loro una qualche forma di riconoscimento legale non toglie niente agli altri, agli eterosessuali, che fanno scelte diverse.