L’Argentina ha votato; 36,60% al peronista Sergio Massa, 29,95% a Javier Milei di ‘La libertad avanza’, 23,81% alla conservatrice Patricia Bullrich. Si andrà al ballottaggio del 19 novembre. Per me nessuna gran sorpresa.
Milei ha già perso e gli osservatori più avveduti l’avevano capito. Milei ha fatto un gran regalo al peronismo residuale: dividere e sconfiggere il fronte oppositore, finito in parte nelle mani della Bullrich, non proprio il massimo. Con il suo contraddittorio discorso anarco-destrorso, l’estremismo verbale, tra lo sciocco ed il naïf (la dollarizzazione non la vuole Washington, l’aveva già detto a Menem 30 anni fa!), l’anticattolicesimo, Milei non ha capito che, in parte, l’Argentina è rimasta quella di Evita, Maradona, Papa Bergoglio.
L’assistenzialismo statalista, il sindacalismo onnivoro e mafioso, il populismo mai realmente sconfitto. In Argentina non si governa contro il peronismo e lo hanno già comprovato in tanti dopo il 1955. Sergio Massa aveva due anni quando morì il generale Perón, nel 1974. Viene dalla UCD di Alvaro Alsogaray, per decenni liberale, in economia, e prossima ai governi militari. Poi il suocero peronista ‘Pato’ Galmarini gli ha fatto capire la realtà argentina e le opportunità… Non ha grandi credenziali ed è consapevole che la classe politica argentina è disprezzata anche da quelli che la votano come male minore,per le briciole, sullo sfondo di una gigantesca corruzione, arricchimenti illeciti generalizzati ecc. Milei non arriverà al 40% al ballottaggio.
Massa ha promesso un governo di unità nazionale (con le persone, non con i partiti…).
Auguri, Massa, figlio di italiani!