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I temi della “destra sociale” nel governo Meloni

Le politiche dell'esecutivo guidato da Fdi spiazzano per la difesa dei deboli e per il ruolo dello Stato (su banche e extraprofitti)

di Mario Bozzi Sentieri
21 Agosto 2023
in Corsivi
7
Destra sociale di Giano Accame, saggio imperdibile

E’ la destra sociale che spiazza l’opposizione : parola di Luca Ricolfi, che con un sintetico, quanto efficace articolo , pubblicato da “Il Messaggero”,  invita a non ripetere gli errori di classificazione nei confronti dell’attuale coalizione di governo “e del partito di Giorgia Meloni in particolare”, errori  che hanno portato alla sconfitta elettorale della sinistra e continuano a renderne evidenti le debolezze strategiche.

Nella misura in cui – nota Ricolfi, che si richiama alla classica definizione  elaborata da Anthony Downs (Teoria economica della democrazia, 1957) – il criterio fondamentale per collocare i partiti lungo l’asse destra-sinistra è la  quantità di intervento pubblico desiderato (“il minore possibile quanto più ci si muove verso destra, e il maggiore possibile quanto più ci si muove verso sinistra”) l’attuale azione di governo, a trazione Fratelli d’Italia, pare sfuggire alle definizioni classiche. 

A “dare la linea” sono piuttosto i richiami alla “destra sociale”, per la quale – scrive Ricolfi – “l’intervento dello Stato nell’economia a sostegno dei più deboli non è certo un tabù”, non attagliandosi a Fratelli l’Italia l’immagine , ingenuamente tratteggiata dall’opposizione, di un partito che aspira a tutelare i ricchi e punire i poveri.

L’articolo/provocazione di Ricolfi, pur non essendo una novità, per chi abbia un minimo di dimestichezza con le radici e le idee della “destra sociale” (esemplare, in quest’ottica,  il saggio  La Destra Sociale di Giano Accame, uscito nel 1996), rappresenta un importante invito non solo a declinare le ragioni storiche di un’appartenenza quanto anche a misurarne l’attualità e l’efficacia.   

Su questo piano l’interventismo dello Stato a favore dei ceti deboli, con manovre anche “di rottura” (qual è quella sugli extra-profitti delle banche) non è l’unica opzione in grado di caratterizzare l’azione della nuova destra (sociale) di governo. Esistono interventi “di metodo” da non sottovalutare, qual è il recente coinvolgimento del CNEL nelle scelte in tema di “lavoro povero” e di “reddito minimo”. C’è l’attenzione, più volte espressa  da Giorgia Meloni, verso i “corpi intermedi”. Nel contempo si profilano impegni  “di prospettiva”, “programmatici” si può dire,  rispetto ai quali – grazie alle attuali convergenze e contingenze politiche e sociali – non è velleitario parlare di “svolta epocale”. 

Tra questi l’attenzione verso le tematiche relative alla “partecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende”, provocate  dal   lancio della proposta d’iniziativa popolare della Cisl, finalizzata ad attuare l’art. 46 della Costituzione, che afferma: “Ai fini della elevazione economica e sociale del lavoro e in armonia con le esigenze della produzione, la Repubblica riconosce il diritto dei lavoratori a collaborare, nei modi e nei limiti stabiliti dalle leggi, alla gestione delle aziende”. 

In merito Tommaso Foti, capogruppo alla Camera di Fdi, ha dichiarato: “È giunto il momento di dare attuazione all’articolo 46 della nostra Costituzione, da sempre disatteso. Esso contempla il diritto – non la facoltà o la possibilità – dei lavoratori a collaborare alla gestione delle imprese. Un principio, quello espresso nella Costituzione Italiana, che affonda le sue radici nella dottrina sociale della Chiesa, a partire dalla Rerum Novarum di Papa Leone XIII”. Sulla stessa lunghezza d’onda Carlo Fidanza, parlamentare del Gruppo dei Conservatori e Riformisti europei, il quale  ha recentemente ricordato che “Per anni la Destra italiana ha presentato come prima proposta di legge di ogni legislatura quella per la partecipazione dei lavoratori agli utili di impresa in attuazione dell’art. 46 della Costituzione. La raccolta firme della Cisl, così come lo storico sostegno dell’Ugl e di aree significative del mondo cattolico, nonché un consenso crescente tra gli schieramenti politici e le parti sociali, possono contribuire a far partire questa nuova stagione, all’insegna di una moderna economia sociale di mercato”. 

Ciò che appare rilevante, e va ben sottolineato lungo i percorsi della “destra sociale” – evidenziati da Ricolfi – è la trasversalità dell’interesse sul tema, uscito finalmente fuori dalle vecchie logiche “di bandiera” per farsi proposta condivisa.

L’opzione “partecipativa”, in questo ambito, può   giocare un ruolo importante , partendo certamente da   una ricca tradizione culturale, sindacale e politica, ma con l’occhio rivolto all’oggi. A quei contesti  “di governo”  evidenziati  da Ricolfi, nei quali c’è spazio  per un nuovo interventismo pubblico, ma c’è anche una rinnovata attenzione verso i corpi intermedi, c’è il riconoscimento del ruolo, costituzionalmente fissato, del CNEL e c’è la volontà di dare spazio  ai rappresentanti dei lavoratori nei Consigli di amministrazione delle  imprese, realizzando anche l’auspicata partecipazione agli utili.  

Importante appare – a questo punto – costruire intorno alla proposta partecipativa una strategia inclusiva, capace di aggregare ambienti diversi (politici, sindacali, imprenditoriali, culturali) superando vecchie divisioni ed antistoriche incomprensioni, nella consapevolezza di giocare una battaglia fondamentale in una fase socio-economica “di passaggio”, qual è quella attuale.

Un ruolo che bene si addice ad una “destra sociale” fedele ai valori nazionali, ma nello stesso tempo ben consapevole dei mutati contesti socio-economici e della possibilità/necessità di affrontarli ex novo.   

@barbadilloit

Mario Bozzi Sentieri

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Tags: destra socialegovernomario bozzi sentieri

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Comments 7

  1. Guidobono says:
    2 anni ago

    Destra sociale sì. Assistenzialismo e vecchiume cattodemocristo, da parrocchia, no!

  2. Valter Ameglio says:
    2 anni ago

    Se come parrebbe gli introiti sulla tassazione degli extra profitti verrebbero “restituiti” alle banche tramite crediti di imposta dall’anno 2024 non parlerei di politiche sociali ma di slogan
    Il gioco delle 3 carte adattato alla finanziaria

  3. Mulignana says:
    2 anni ago

    Vorrebbe dire che se non avessero tassato gli utili alle banche,le banche avrebbero incassato il doppio..
    Sembrerebbe a noi della bocciofila..di via gaudenti..

  4. Guidobono says:
    2 anni ago

    Poi, vorrei capire questa ‘destra sociale’ che vere basi abbia. Un po’ di strasserismo, Bombacci che viene fucilato a Dongo, la ‘partecipazione’ dei Consigli di gestione nel tramonto di Salò? Non so, mi pare che tutto il fascismo sia il prodotto autoritario del socialismo (come del resto il comunismo marx-leninista) che diventa potere, governo, ideologia, solo alleandosi con il nazionalismo liberale, con le leadership consolidate della finanza e dell’industria, con i ceti produttivi, piccolo-borghesi e proletari, ansiosi di salire sull’ascensore sociale, di godere della modernizzazione autoritaria di un regime con tratti populisti, non meno che imperialisti…. Il sindacalismo fascista, il corporativismo no. Il 25 luglio 1943 si vide da che parte esso stava. Personalmente non credo in una destra sociale (puro assistenzialismo statalista), ma solo in in destra liberal-conservatrice…

  5. Guidobono says:
    2 anni ago

    Partecipazione dei lavoratori agli utili delle imprese? OK. E quando le imprese perdono i lavoratori cacciano soldi dal proprio portafoglio?

  6. Valter Ameglio says:
    2 anni ago

    Mi accontenterei della cogestione in salsa tedesca dove i rappresentanti dei lavoratori siedono nei CdA
    E dove i sindacati, proprio per questa corresponsabilità, non tengono uno sterile atteggiamento conflittuale con la proprietà, ma partecipano attivamente alla vita aziendale
    1 anno fa l AD di Volkswagen ha dovuto dimettersi dopo le pressioni dei sindacati contrari alla svolta green dell’azienda che avrebbe comportato eccessivi tagli all’organico

  7. Guidobono says:
    2 anni ago

    Già, ma son tedeschi, nelle loro vene corre, in fondo, il sangue di Bismarck. Nelle nostre quello dei briganti del Meridione post-unitario, da non pochi esaltati pure a destra…

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