L’Italia, come altri Paesi latini (pensiamo alla Spagna) , è una nazione divisa e senz’altro il centrodestra a guida FdI ha potuto prevalere grazie a una legge elettorale che stavolta l’ha favoritoe all’insipienza degli avversari. La Meloni sta facendo quello che può, e forse addirittura di più, ma non è facile, soprattutto nell’ambito della cultura e della scuola, cancellare decenni e decenni di egemonia delle sinistre e avere la meglio sui poteri forti internazionali. Sull’Ucraina non la penso come lei, ma credo che quello che fa sia obbligato: non può mettersi contro gli Stati Uniti. Oltre tutto, c’è una sorta di regola che in questo dopoguerra ha conosciuto poche eccezioni: quando negli Usa c’è un presidente democratico, la politica italiana conosce una svolta a sinistra, e viceversa. Gli anni del centrismo coincisero con la presidenza Eisenhower, il centrosinistra fu varato all’epoca di Kennedy, un ritorno al centrismo, sia pure effimero, si ebbe con Nixon, la solidarietà nazionale con Carter. Le presidenze Reagan e Bush Senior videro il ritorno al pentapartito, che era una sorta di centrismo allargato al Psi craxiano. Tangentopoli esplose con la presidenza Clinton e dopo l’effimero governo Berlusconi gli ex comunisti arrivarono al potere. Il centrodestra tornò a vincere con Bush Jr, ma poi venne il tempo delle presidenze Obama con gli annessi e connessi. Trump, da buon outsider, fa storia a sé: la Lega di Salvini entrò al governo quando lui era alla Casa Bianca, ma poi… arrivò “Giuseppi”.
Ho molto ammirato il garbo alieno da servilismo con cui la Meloni è entrata alla Casa Bianca: avere buoni rapporti con Biden è indispensabile, anche se naturalmente se fossi un americano voterei per De Santi. Se non temessi di passare per un adulatore, confesserei che mi ha ricordato un po’ Cavour a Plombières.
Caro Enrico, non so se la presidente del consiglio sta facendo quel che può, ma io ho l’impressione che l’appiattimento sulle posizioni americane è totale, poco dignitoso, per non parlare delle questioni ambientali e in parte sociali dove stiamo facendo come i gamberi passi indietro. Davvero nulla o poco di nuovo sotto il sole
Forse un pochetto adulatore lo è, Nistri. Forse, pur rimanendo nell’ambito dell’atlantismo, si potrebbe fare qualcosa in più per l’interesse nazionale (dell’Italia, non degli USA). Polonia, Ungheria, Turchia non insegnano niente? Meloni ha il complesso provinciale dell’accreditamento? Basta giravolte e ipocrisie, almeno Draghi e Renzi filo-Usa lo erano culturalmente, per convinzione profonda. E basta imbarazzi da parte nostra, questa politica non ci (mi) rappresenta, diciamolo chiaro.
La Meloni ha già contro l’Europa che conta. Certo che deve essere filo-americana più di quello che la maggioranza del suo elettorato vorrebbe…. Occorre dire che l’elettorato meloniano è oggi un elettorato moderato, da maggioranza (o minoranza) silenziosa… Bene, in parte…Ma, ciò detto, occorre pensare a qualcosa di diverso per il secondo anno di governo, dal rimpasto a misure, programmi, rotte ecc. che non siano le stesse (o quasi) di un governo col PD… Soprattutto occorre riportare al voto gran parte degli astenuti…
Senza servilismo? Bosognerebbe intendersi su ciò che è servilismo…