Non voglio entrare nel merito delle polemiche legate alla grazia concessa dal presidente egiziano a Patrick Zaki e al suo rifiuto di fare ritorno in Italia su un volo di Stato. Sull’argomento, non posso che concordare col giudizio tranchant del ministro Crosetto: “Abbiamo risparmiato”. Del resto i debiti di riconoscenza, come diceva Longanesi, si pagano entro quarantott’ore con l’ingratitudine e Zaki non è il primo “attivista” salvato da un governo italiano di destra che ha considerato l’impegno profuso dalla nostra diplomazia per liberarlo un atto dovuto. Come egli stesso ha dichiarato, la sua scelta di recarsi non a Roma, dove sarebbe stato ricevuto dalla presidente del Consiglio e dal ministro degli Esteri, che l’avevano salvato dal carcere, è stato una scelta politica, e de hoc satis: tanto basta.
Ricordo, al riguardo, il caso decisamente penoso delle “due Simone”, Simona Pari e Simona Torretta, sequestrate nel 2004 in Iraq, che dopo essere state liberate ringraziarono più i loro sequestratori che Berlusconi e non nascosero il desiderio di tornare quanto prima a Bagdad.
Mi limito a sperare che l’esecutivo profonda almeno una parte delle energie dispiegate per salvare Zaki, che non è nemmeno cittadino italiano, per tirare fuori dai guai molti nostri connazionali rimasti vittime della malagiustizia di molti paesi del terzo mondo.
C’è tuttavia una notizia del caso Zaki che mi ha lasciato sconcertato. Nel corso delle numerose interviste rilasciate dopo la liberazione, l’attivista egiziano non si è espresso in italiano. Scelta comprensibile nel caso di interviste a tv straniere, ma incomprensibile se rilasciate a televisioni italiane. O meglio, comprensibilissima, visto che Zaki non parla la nostra lingua. E dire che in Egitto esisteva una nobile tradizione di scuole italiane, come il collegio salesiano dove si formò Magdi (non ancora Cristiano) Allam.
Non ci sarebbe nulla di scandaloso in tutto questo, se non fosse che Zaki si è laureato all’università di Bologna con una tesi su giornalismo e diritti umani, quindi in una disciplina umanistica, non tecnico-scientifica. E in più ha intenzione di accedere all’insegnamento universitario conseguendo presso lo stesso ateneo un dottorato di ricerca.
Come sia possibile laurearsi in Italia senza sapere l’italiano è uno dei tanti misteri della penisola. È naturale, certo, che i docenti nella discussione della tesi o negli esami manifestino indulgenza per un eloquio a volte improprio o incerto, ma che l’inglese abbia sostituito l’italiano nelle aule di un ateneo è un qualcosa suscita perplessità. Al tempo dei clerici vagantes, certo, i frequenti scambi fra un’università e un’altra erano favoriti dall’utilizzazione come lingua comune del latino, il latino crasso della Chiesa e dei causidici, non certo quello di Cicerone, ma pur sempre il latino. Però altro è il latino, nostra lingua madre, che per altro era rimasto la lingua d’uso dei congressi scientifici sino ai primi del Novecento, altro l’inglese. Che oltre tutto, dopo la Brexit, non è più nemmeno la lingua ufficiale di uno Stato membro dell’Unione Europea: idioma ufficiale dell’Irlanda è il gaelico.
Fa male al cuore vedere il nostro italiano – già imbastardito da una profluvie di barbarismi e di brutti calchi dall’inglese, da “ottimizzare” a “buone pratiche” – umiliato sino a questo punto in quell’università di Bologna che dovrebbe rappresentare il tempio dell’alta cultura. E mi fa apparire ancora più saggia la scelta di Fratelli d’Italia, che un anno fa in Parlamento si astenne diplomaticamente sulla proposta di concedere a Zaki la cittadinanza. Come può essere cittadino italiano chi non parla l’italiano?
Giustizia per Zaki, ma anche per la nostra lingua.
Questa realtà come tante altre,testimoniano una volta di più che nella realtà, il potere in Italia è rimasto nelle mani della sinistra sebbene ( si fa’ per dire)Con un governo di destra centro.Dovrebbe essere estremamente mortificante rendersene conto.La Meloni deve urgentemente implementare cambiamenti radicali altrimenti si infilerà in un cul de sac miserando..Spero che non sia proprio così..
A me di Zaki non importava e non importa un fico secco e ha fatto male il governo di destra ad impegnarsi per la liberazione. Come scritto sopra, non è cittadino italiano. Quanto all’Università di Bologna, non c’è da stupirsi. La più antica università del mondo conferì a Soros una laurea in economia honoris causa per l’attacco del 1992 ai danni dell’Italia nella speculazione contro la lira. Cerimonia, tra l’altro, svoltasi alla presenza di Romano Prodi. In Francia è stato condannato per insider trading (caso Société Général), in Italia lo premiamo. Benvenuti nella Open Society, in cui la lingua comune, ça va sans dire, è l’inglese.
Un solenne ‘buco’ della nostra Giorgia e del suo governo alla disperata ricerca di consensi. Con i ‘sinistri’ inutile dialogare o aiutarli. Se la sbrighino loro, visto che questo cocco bello manco è italiano, manco parla italiano, fa solo la cover girl in quello che fu in passato un grande ateneo… Giorgia dovrà capire che così non guadagna consensi a sinistra, ma rischia di perderli a destra… Però lasciamo stare il gaelico… Ieri l’ultima tappa del Tour de France è stata vinta da un ciclista belga fiammingo. Con successiva intervista in inglese! (in odio viente ai valloni francofoni, così come gli svizzeri di dialetto/lingua tedesca rifiutano sempre più di parlare francese…).
Così non si va da nessuna parte. Ed anche in Spagna Vox ha perduto… Politica di destra, ordine, pugno duro, pena di morte, lotta vera e spietata all’immigrazionismo, al narcotraffico, al bestiario sessuale, basta follie ‘gretine’ ed auto elettrica, referendum sulla continuità di continuare con questa Europa coprofoga ed antiitaliana, basta esagerato atlantismo da lacchè… E si si perde almeno si perde da destra, non da una pseudo destra che imita la sinistra del peggio e nel peggio… Dai La Russa, Sgarbi, Santanchè ecc. non verrà nulla di buono…
Abbiamo oltrepassato ogni limite. Che la Destra faccia la Destra. Ci siamo rotti le palle dei proclami e dei comizi dai toni accesi, vogliamo fatti. La Destra deve scendere in piazza e ricordare al governo le questioni cruciali per le quali è stato votato.
L’importante è che i socialisti abbiano perso. Per il resto l’alleanza del Pp con Vox dovrebbe essere sufficiente a garantire la maggioranza in parlamento. Un buon viatico per le elezioni del ’24 europee per mandare a casa questi fanatici eco distruttori di economie e di eccellenze agro-alimentari e non solo
Pasquale Ciaccio. Purtroppo non è così. PP e Vox non ce la fanno.
No, l’inglese è anche lingua ufficiale in Irlanda (del resto lo parla la maggioranza degli irlandesi, mica tutti usano il gaelico, evitiamo questi romanticismi politicizzati, oltretutto il ribellismo irlandese antinglese non era “di destra”). Ed è, ahimé, lingua ufficiale anche a Malta, dove invece avrebbe ben minori ragioni di esserlo, tanto più che poi gli inglesi tolsero l’altra lingua ufficiale, cioè l’italiano, sosttituendola col maltese che sin allora non aveva avuto alcuno status ufficiale.
Quanto a Zaki, è da anni che viene propagandato anche da siti internet di istituti statali come archivi di Stato. E’ il solito tipo che rimedia una laurea farlocca da quattro soldi nella solita università italiana che pensa solo a raccattare torme di pseudostudenti, come quella di Bologna, che ha ridotto il centro di quella città a una sede di bivacchi e degrado. Certo, mentre poi chi studia seriamente senza fare casino e senza essere “di sinistra” non fa carriera nell’università è viene menefreghisticamente inviato sul binario morto, adesso arriva costui, che non si sa quale apporto abbia dato alla cultura, e addirittura si dice che diventerà ricercatore!
L’unica cosa buona che ha fatto Zaki e per cui era finito in carcere era l’aver scritto un articolo per difendere la condizione dei copti in Egitto. Tema non proprio di sinistra, ma del resto lui viene dal “Terzo Mondo”, studia a Bologna e quindi diventa automaticamente di sinistra. Ecco come funzionano le cose.
L’inglese è la seconda lingua ufficiale d’Irlanda, la prima è il gaelico, il cui insegnamento, pertanto, è obbligatorio nelle scuole. L’inglese è diffuso, purtroppo, ma non certo perché la maggior parte del popolo d’Irlanda ha studiato ad Oxford e Cambridge. Il ribellismo anti-inglese è storia plurisecolare, dunque risulta un po’ difficile catalogare, incasellare in destra e sinistra. La stessa IRA ha vissuto periodi molto diversi, con contaminazioni marxiste solo nella seconda metà del ‘900. Per non parlare delle Irish Blue Shirts, il cui ultimo leader, O’Duffy, aveva già militato nell’IRA, in posizioni di comando, durante l’Irish War of Independance. In ogni caso, continuo a sperare, romanticamente, velleitariamente ed in maniera poco politicizzata, in una sola Irlanda. Tiocfaidh ár lá !