Le costatazioni, fattuali e scientifiche, dell’onorevole Francesco Lollobrigida, hanno avuto l’effetto di surriscaldare il dibattito infinito su fascismo, antifascismo e Costituzione. Ma esso esiste da decenni e attorno al 25 aprile diventa sempre più surreale e antistorico. Oltre che occasione ghiotta, per alcuni, di rifarsi una verginità perduta, ammesso che l’avessero mai avuta.
Il manicheismo politico antifascista, che domina in Italia a partire dal 1945 e molto più da 1968, pratica e realizza esattamente ciò che storicamente ha rimproverato al fascismo. Ovvero, la politica totalitaria della separazione assoluta tra “buoni” e “cattivi”, fedeli e infedeli, patrioti e nemici dell’Italia.
Il problema odierno della sinistra è questo. Avendo essa rigettato l’eredità umanistico-cristiana in blocco, è finita per separarsi dalla storia nazionale nel suo insieme, che sia fascista o prefascista, ma anche a-fascista o antifascista. Cerco di spiegarmi.
Se difendere Dio, la patria e la famiglia tradizionale è davvero il dna del fascismo, o del mitizzato Ur-Faschismus del filosofo antifa Umberto Eco, allora gran parte della storia precedente al fascismo, come il rinascimento o lo stesso Risorgimento, puzza di fascismo implicito. Dal monarchico Dante al nazionalista Mazzini, dal supramatista italico Gioberti al colonizzatore progressista Crispi.
Ma sa di fascismo, perfino, la lodata a parole (e sabotata nei fatti) Costituzione antifascista.
Che la Costituzione della Repubblica, a cui contribuirono sia le sinistre sia i cattolici conservatori, sia un monumento antifascista, lo si poteva credere nel 1948, visto che essa vietava la rinascita del partito fascista e apriva una nuova era democratica, a base del suffragio universale.
Ma l’humus cristiano, umanistico e tradizionale, che aveva ispirato sia il Codice del cattolico Alfredo Rocco che il Concordato del 1929 (siglato da Mussolini e Pio XI), era lo stesso che ispirò i padri costituenti. E mille esempi potrebbero citarsi in tal senso.
Se quindi per i neo-antifascisti in salsa gender, la sintesi del fascismo eterno, quello che si vuole combattere ancora nel 2023, è Dio-patria-famiglia, allora anche la Costituzione repubblicana è sospetta di cripto-fascismo.
Essa infatti recepisce dai Codici fascisti precedenti e dall’humus cristiano soggiacente, il patriottismo, la famiglia eterosessuale come “società naturale fondata sul matrimonio” (art. 29), la moralità tradizionale, la pena dei delitti come espiazione e tutto il resto. La Costituzione e le leggi fondanti della Repubblica vietavano, de facto e de jure, sia l’aborto che il divorzio, e ancor di più la famiglia omosessuale. Per questo ci sono volute delle leggi successive e dei referendum (1970-1974, 1978-1981) per permettere, ciò che la Costituzione, come tale, non permetteva.
Ma il trans-antifascismo è proprio in questi valori anti-vita e anti-famiglia che manifesta la sua essenza e vuole una sorta di rivincita storica, almeno dalla rivoluzione antropologica del ’68. E tanto più dal crollo del comunismo rosso (1989) e la sua trasformazione in anarchismo arcobaleno.
La Costituzione del resto parla di razze e di sessi (art. 3), seppur per evitare ingiuste discriminazioni, proprio come faceva la cultura precedente. Ora però, dal punto di vista della sinistra gnostica e laicista, usare questi termini sarebbe sicuro segno di razzismo, discriminazione e omofobia. Quindi di fascismo culturale. E non è un caso che un progressista “avanzato” come Emmanuel Macron abbia cancellato la parola razza dalla Costituzione, proprio in nome del relativismo, l’unica religione degli antifa da salotto che vorrebbero imprigionarci nel loro odio della realtà.
E che dire del riconoscimento del Concordato, dei Patti lateranensi e dello Stato Città del Vaticano, da sempre visti come successi (o misfatti) del regime di Mussolini? Perfino Togliatti volle conservarli, perché anche lui, da comunista storico e non gnostico, ammetteva delle esigenze di realtà.
E l’articolo 52 che prescrive ai cittadini la “difesa della Patria” (notare la maiuscola di chiaro sentore mussoliniano) come “sacro dovere del cittadino”? Questo lemma, alla luce dell’evoluzione drammatica del progressismo, è la quintessenza del fascismo, eppure figura nero su bianco, nella Costituzione detta antifascista.
Un’ultima prova, stavolta dal punto di vista ecclesiale. La Chiesa, ai tempi della Costituzione (1945-1948), era una Istituzione autoritaria e solida. Ed era vista dalle sinistre del tempo come conservatrice e reazionaria. Papa Pio XII era piuttosto intransigente in fatto di morale, di famiglia, di procreazione e in generale in tutti gli ambiti che toccavano la morale pubblica.
Eppure, non c’è stata mai alcuna obiezione vaticana di principio alla Costituzione stessa, e non perché essa fosse “antifascista” o “criptofascista”. Ma perché essa rispettava, almeno a grandi linee ed essenzialmente, l’ethos comune cristiano. Il quale, evidentemente, precedette il fascismo, ma continuò ad essere la base comune della società sia durante il Ventennio, sia dopo.
Oggi però, sono i fanatici della sinistra, ormai in preda al delirio gnostico, ad aver “fascistizzato” la religione, la famiglia naturale e l’amor di patria. E ad aver dichiarato che in questi elementi, più che nelle marcie, nelle camicie nere e nel fascio littorio, si ritroverebbe l’essenza di quel fascismo che non è morto nel ’45, ma che dura ancora. E che quindi giustificherebbe la perennità del loro antifascismo.
Ma se è così, allora lasciate perdere la difesa, contraddittoria e bugiarda, della Costituzione del ’48. Il suo impianto, come quello dei codici civile (1942) e penale (1930) che da essa trassero nuova legittimità, ne fa una bandiera di ciò che ora per voi è il “fascismo eterno”.
Ottimo articolo. Occorrerebbe anzi che Lollobrigida, come pure altri esponenti destristi, prendano appunti ed imparino come controbattere efficacemente ai soliti attacchi della controparte. Invece abbiamo un La Russa che dalla Rep. Ceca afferma di essere antifascista, a patto che l’aggettivo implichi una condanna implicita dei totalitarismi novecenteschi. Insomma, ti tutta l’erba un fascio, è il caso di dire.