Si definiva “socialista di destra” rivendicando una profonda ammirazione per Giorgio Almirante, di cui fu amico. L’attore Lando Buzzanca è scomparso il 18 dicembre, a 87 anni. Parlò ampiamente delle sue sensibilità politiche in un’intervista rilasciata a Michele De Feudis e pubblicata sul Secolo d’Italia nel 2008.
La passione per Almirante
“Ero ancora a Palermo e avevo solo quattordici anni quando andai ad ascoltare un suo comizio in centro, a piazza Verdi. Dominava il palco con la sua semplicità e allo stesso tempo aveva personalità e carisma. Seduceva la folla”.
Ai comizi del Msi pur provenendo da una famiglia di sinistra
“A casa mia si respirava la tensione culturale del socialismo italiano, quello di Benito Mussolini e di Pietro Nenni. Non mi è mai piaciuta la sinistra che voleva avere sempre ragione. Mi sono sempre sentito un socialista di destra, e da “socialista di destra” ho amato la sensibilità di Giorgio Almirante per la difesa dei non garantiti e della cultura libera”.
L’incontro con il leader missino
“L’episodio nel quale ci conoscemmo è curioso e ben rappresenta il clima di esclusione che viveva la destra italiana. Si era all’inizio dei ’70, andai a cena a Sabaudia in un noto ristorante con mia moglie. Ero già un attore famoso e il proprietario mi venne incontro. Dopo avermi salutato, mi sussurrò, come per scusarsi, “Signor Lando, l’avverto che nella sala c’è Giorgio Almirante”. La mia sorpresa fu grande, avevo la possibilità di presentarmi a un mio mito giovanile, ero emozionatissimo. Non feci in tempo a chiedere dove fosse seduto che il segretario mi venne incontro, con grande naturalezza. Cresciuto in una famiglia di attori, aveva una grande assonanza con il mondo dello spettacolo. Gli chiesi solo: “Onorevole, la posso abbracciare?” e lo strinsi forte come se fosse stato da sempre un mio parente”.
“Mi colpì la sua umiltà”
“Sapeva mettere chiunque a proprio agio. L’arroganza dei politici in questo paese è sempre stata un problema. Da quella sera diventai missino”.
L’amicizia e la questione del divorzio
“Parlavamo di tutto, liberamente. Ricordo la questione del divorzio… Io avevo girato “Divorzio all’italiana” di Pietro Germi, e arrivò il referendum. Ero convinto che fosse meglio una famiglia separata che un legame riottoso. Eravamo a Villa Miani, con Giorgio c’era sua moglie Assunta che sorrideva per il mio imbarazzo. Non riuscivo ad accettare che un uomo così illuminato non cogliesse gli aspetti positivi del divorzio. Mi rassicurò e mi disse che se fosse dipeso solo da lui, “il partito avrebbe sostenuto un’altra posizione”.
Msi “partito d’ordine”?
“Mah, quella è una definizione parziale della destra italiana. Almirante era un uomo dalla cultura libera, senza preconcetti”.
Una sensibilità controcorrente
“Non potevo entrare nei teatri delle regioni rosse. Una volta a Imperia il proprietario del teatro mi confidò di aver litigato con il sindaco della città per invitarmi…”
“Ma il pubblico nazionalpopolare mi idolatrava”
“Con i miei personaggi maschili rappresentavo la normalità… E non mi volevano far esibire perché “facevo opinione”. Scola mi odiava, mentre il pubblico nazionalpopolare mi idolatrava. Certe discriminazioni e pregiudizi a sinistra sono tipiche dei caporali, dei comunisti piccoli piccoli. Quella cultura settaria è stata ormai smascherata dai libri di Giampaolo Pansa. Non nascondo di avere un rapporto di stima con un uomo coerente come Fausto Bertinotti e con Walter Veltroni, che ha la collezione completa dei miei film col personaggio di James Tont. Poi tra me e gli attori militanti di sinistra c’è una bella differenza”.
La differenza
“Nel film “Il sindacalista” ho cercato di rappresentare il ruolo di chi difende i lavoratori con serietà e realismo. Mentre quando un attore di sinistra interpreta il ruolo di un personaggio di destra, lo deve per forza di cose deformare e rendere una caricatura. E questo non va bene”.