Dominique Venner, più vivo che mai? Roland Rochefort, che dirige la pubblicazione dei “Carnets rebelles” di Dominique Venner per le edizioni de La Nouvelle Librairie e che ha appena firmato l’introduzione del secondo volume, ci spiega perché.
ELEMENTS: Lei è il responsabile della pubblicazione dei Carnets rebelles di Dominique Venner? Cosa ha ancora in cantiere?
ROLAND ROCHEFORT. “Per il momento stiamo lavorando sul terzo volume: la trascrizione dei manoscritti volge al termine, stiamo per farli passare alla fase di correzione. Poi, una volta completata questa tappa, dovremo metterli in pagina, scrivere un’introduzione, una prefazione e una quarta di copertina che aggiungeremo ai Carnets, con un bel ritratto di Jacques Terpant, Dominique Venner in ciascuno dei grandi periodi della sua vita, e la scelta di un prefatore. Nell’intero progetto, prevediamo che l’insieme dei Carnets rebelles conterà una decina di volumi. Dato che il contenuto dei Quaderni è molto eterogeneo (soprattutto in termini di lunghezza), è difficile per il momento stabilire il numero esatto di volumi da pubblicare”.
ELEMENTS: Come è arrivato a lavorare sui Carnets?
ROLAND ROCHEFORT. “Ho militato per diversi anni nei ranghi identitari, fino alla dissoluzione della Génération identitaire nel marzo 2021. È nel quadro del mio impegno politico che ho conosciuto le Edizioni della Nuovelle Librairie che mi hanno avvicinato nel marzo 2020 per lavorare a questo progetto. Una tale proposta non era solo un’opportunità professionale, ma soprattutto una vera consacrazione militante, poiché Dominique Venner è tra i padrini intellettuali del nostro movimento: Storia e tradizione degli europei e Per una critica positiva facevano parte delle letture obbligatorie per ogni attivista identitario che si rispetti. Logicamente, essere sollecitati a lavorare alla pubblicazione degli scritti postumi di Dominique Venner è un grande onore e un privilegio, oltre che un dovere militante. La Nouvelle Librairie mi ha anche affidato il compito di redigere delle introduzioni per ogni volume dei Carnets rebelles, esercizio certamente difficile ma molto arricchente, in quanto è l’occasione per dare uno sguardo nuovo e sintetico sull’opera e sull’esistenza di una delle figure principali del pensiero identitario europeo”.
ELEMENTS: Si sa quanto Dominique Venner fosse pudico. Solleva un po’ il velo sulla sua personalità?
ROLAND ROCHEFORT. “Sì, non c’è dubbio che i Quaderni permettano di accedere alla vita intima e alle riflessioni personali di Dominique Venner, e quindi di cogliere meglio la sua personalità. Detto questo, la modestia di Venner non era solo una facciata, ma un suo tratto di carattere profondamente radicato, il che significa che in nessun momento si abbandona a sfoghi emotivi. I Quaderni confermano la grande coerenza della sua personalità e la rettitudine del suo carattere: non sprofonda mai nell’oscenità o nel sentimentalismo e si attiene alla “tenuta” e alla sobrietà, anche nell’intimità della scrittura personale. Rivela tuttavia diversi tratti caratteriali che non apparivano nella sua opera: un certo gusto per il gioco della seduzione, il fascino per l’avventurosa spensieratezza dell’infanzia e una stima delle personalità originali, addirittura estrose, sempre che questa eccentricità non serva da paravento alla mediocrità. È la prova che la disciplina più alta non è sinonimo di tristezza, al contrario”.
ELEMENTS: Quale posto occuperanno questi Carnets postumi nell’opera di Dominique Venner?
ROLAND ROCHEFORT. “I Carnets permettono di completare l’opera magistrale di Dominique Venner: ne costituiscono la pietra mancante. Conosciamo il Venner volontario in Algeria, il Venner militante politico, il Venner cacciatore e lo storico Venner, ma era difficile ricostruire l’integrità e la coerenza del personaggio fino a quando non si aveva accesso ai dettagli biografici e alle riflessioni personali che erano finora invisibili per il lettore medio. Grazie ai Quaderni siamo ora in grado di ricostruire l’itinerario completo del loro autore.
Personalmente considero i Quaderni come un approfondimento del cammino iniziato in Cuore ribelle e proseguito in Un Samurai d’Occidente: sono al tempo stesso un’opera autobiografica, una raccolta di meditazioni, un mosaico storico del XX secolo francese ed europeo e un manuale di etica per i dissidenti del nostro tempo. I Carnets rebelles non possono sostituire il resto della sua opera. Ne costituiscono il completamento. Ecco perché consiglierei ai lettori che desiderano familiarizzare con il lavoro di Dominique Venner di iniziare leggendo i suoi libri di storia e i suoi scritti più politici, come Per una critica positiva o Cuore ribelle, e di completare questo percorso con la lettura dei Quaderni in un secondo momento”.
ELEMENTS: Sappiamo quanto le questioni etiche abbiano attraversato la sua vita, che dire delle questioni estetiche? Etica ed estetica formano in lui un tutto unico?
ROLAND ROCHEFORT. “Senza dubbio. Dominique Venner era interamente abitato da un imperativo: mettere in accordo valori tradizionali (e quindi aristocratici) e comportamento. Questa autodisciplina si è conclusa con il suo sacrificio finale nel maggio 2013. In Venner, lo stile di vita determina lo stile della morte. Chiaramente non usurpa il suo soprannome di “samurai d’Occidente”. Nel corso delle sue meditazioni, un giudizio ritorna continuamente; quello secondo cui la bellezza testimonia la salute, e che non può esistere contraddizione tra la qualità di una pulsione interiore e la sua manifestazione”.
ELEMENTS: Alla luce di questi Quaderni, come definirebbe Dominique Venner, sia l’uomo che l’opera?
ROLAND ROCHEFORT. “Per la mia età, non ho conosciuto Dominique Venner personalmente, ma il primo sentimento che mi viene in mente è che era sia una risposta che un’obiezione al nostro tempo: il suo senso della tenuta, la sua autodisciplina, il suo disgusto per la mediocrità e la doppiezza, il suo senso di ascesi e di avventura provenivano da un’altra epoca. Lo si potrebbe definire una sorta di aristocratico prussiano conservato nel gelo e scongelato tre secoli dopo, a metà strada tra Götz von Berlichingen e Hibernatus. Sulla bocca dei nostri contemporanei, un tale giudizio sarebbe senza dubbio un insulto, ma per me non è così. L’uomo e l’opera sono inseparabili in Venner, ed entrambi testimoniano la sopravvivenza (sempre possibile) dello spirito aristocratico che manca alla vecchia Europa del XXI secolo. Per questo la sua opera mi sembra cruciale, sia per la ricchezza dei suoi insegnamenti (la Critica positiva e Il secolo del 1914 fanno parte dei libri che hanno veramente strutturato la mia formazione intellettuale) sia per l’etica che vi traspare”.
Testo tratto da: https://www.revue-elements.com/le-coeur-plus-que-jamais-rebelle-de-dominique-venner/
Essere ribelle, istruzioni per l’uso. La lezione di Dominique Venner