Può darsi benissimo che Matteo Salvini abbia fatto una sciocchezza a cercareun pourparler con Putin o con qualche esponente di spicco del governo russo. Dal Papeete in poi non ne ha azzeccate molte. E può darsi che saranno molti pronti a bollarlo come un traditore della patria, come se fossimo veramente in guerra (in realtà, in parte lo siamo, e averci fatto entrare senza dichiararlo potrebbe costituire un tradimento molto più grave).
Eppure
se l’inflazione, che già ora sfiora il sette per cento, diventerà a due cifre, e non ci sarà nessuna scala mobile a risarcire lavoratori dipendenti e pensionati;
se qualche milione di profughi affamati provenienti dall’Africa e dall’Asia si approssimerà alle nostre coste, e gli altri Stati europei si guarderanno bene come al solito nel sostenerci e nel ripartire i disagi;
se le fabbriche saranno costrette a ridurre o a interrompere la produzione per il costo troppo alto dei combustibili;
se trascorreranno un inverno al freddo non solo giovani aitanti, ma anziani, malati cronici, degenti negli ospedali;
se si renderà necessario un razionamento dei generi di prima necessità, come avviene in ogni economia di guerra;
se si verificheranno frequenti blackout, rovinosi in una società in cui senza una connessione elettronica non si fa nemmeno il biglietto del treno;
se, come Roosevelt nel 1941, Biden riuscirà ad avere la sua brava Pearl Harbor;
se la Cina comunista approfitterà dell’impegno statunitense in Ucraina per invadere Taiwan,
qualcuno penserà che forse chi cercava canali paralleli per porre termine alla guerra qualche ragione ce la poteva avere. Ma forse sarà un po’ tardi.
Verissimo.
Ma mi potete spiegare una buona volta perché non siete in grado di riconoscere che la colpa di tutto questo manicomio è di Putin?
Possibile che dopo sessant’anni ancora crediate alle frottole di Jean Thiriart? Che razza di “destra nazionale” siete se inneggiate alla resa dell’Ucraina, la quale peraltro non ha alcuna intenzione di arrendersi?
Perché l’imperialismo russosovietico sarebbe buono? Me lo potete spiegare, una buona volta? Biden è insopportabile: d’accordo, e allora? L’Occidente siamo NOI, non Biden, Ursula, Soros e via elencando. Siamo NOI.
A margine: per essere mediatori, occorre essere in posizione autorevole, quindi forte. Noi non lo siamo, ci piaccia o non ci piaccia. E siamo considerati i voltagabbana per eccellenza. Meditate su questo, semmai.
http://www.opinione.it/esteri/2022/04/04/gabriele-minotti_eurasia-ucraina-peskov-zelensky-russia-putin/
La colpa è senz’altro di Putin, ma la vera minaccia all’Occidente è costituita oggi dalla Cina, potenza politica, militare, economica emergente, non dalla Russia, potenza in declino. Per tacere del mondo islamico, che per ora sta tranquillo ma potrebbe beneficiare di un conflitto fra nazioni cristiane. L’esperienza insegna che non si debbono combattere guerre su due fronti: di solito le cose vanno male… Kissinger aveva compiuto il miracolo di dividere l’Urss dalla Cina, Biden le sta riavvicinando. Quanto al fatto che Putin voglia invadere la Polonia, ho i miei dubbi: oltre tutto non ne ha i mezzi militari né le risorse umane. E’ bene che l’esperienza della Ucraina gliel’abbia fatto capire, ma ora è giunto il momento di premere per la pace, perché queste sanzioni fanno più male all’Italia che alla Russia. Noi abbiamo bisogno del petrolio e del gas russo più di quanto loro abbiano bisogno delle ville al Forte dei Marmi o del prosecco.
Luca. Non si tratta di trovare i buoni, che non stanno in nessun posto, ma chi e che cosa fan più comodo. Realpolitik. Kissinger ha ragione. Come ha scritto l’altro ieri su La Stampa Pier Giorgio Odifreddi “nelle situazioni di confronto tra due o più contendenti è irrealistico cercare di ottenere a tutti i costi il meglio per sé, e si sa fin dagli inizi che non tutti ci riusciranno. Chi voglia comportarsi razionalmente deve invece accontentarsi di evitare il peggio. La proposta di Kissinger a Davos va in questa direzione: non incitare uno dei due blocchi alleati a perseguire a tutti i costi il meglio che vorrebbe ottenere, ma suggerire a entrambi di accontentarsi di evitare il peggio, trovandosi a metà strada con l’avversario. Coloro che continuano ad aizzare l’Ucraina a vincere contro la Russia, non seguono questa strategia vincente di ricerca degli equilibri reciproci: sperano di sbancare il tavolo, ma rischiano di trovarsi un giorno nella squilibrata posizione del perdente”.
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