Georges Simenon amava la letteratura, leggeva di tutto, scriveva romanzi in quarantott’ore, prediligeva il giallo, il romanzo psicologico, quello popolare. Ma il suo primo passo nella scrittura, le prime volte che si cimentò con un articolo e mise mani su una macchina per scrivere fu a sedici anni quando, nella sua città natale, Liegi, in Belgio, cominciò a lavorare per il piccolo quotidiano locale, “La Gazette de Liege”. Si occupava di cronaca nera. Poi si trasferì a Parigi per dedicarsi alla scrittura a tempo pieno. Gialli, romanzi ma anche reportage, sulla scorta dell’esperienza di cronista. Un genere che non abbandonò. I biografi dello scrittore belga ricordano che fra il 1933 e il 1939 Simenon organizzava lunghi viaggi verso le mete poco conosciute dal grande pubblico. Contattava i giornali con i quali collaborava e offriva reportage in più puntate, contrattava compensi, lunghezza dei pezzi, numero di articoli ecc. In epoca in cui mancavano tv e computer, e pochi viaggiavano, leggere sui giornali reportage su luoghi lontani attraeva molti lettori.
Adelphi pubblica, dal 1985, i romanzi di Simenon. Dal 2019 anche le raccolte dei reportage. Terzo, uscito da poco, A margine dei Meridiani, dopo Il Mediterraneo in barca (2019) ed Europa 33 (2020).
Un girovagare che ha portato lo scrittore in posti mai sentiti in quei tempi, alla scoperta di mondi nuovi, luoghi differenti con differenti uomini, donne, luoghi e abitudini. Sì, perché Simenon non dimenticava mai la propria istintiva attitudine a scavare nella personalità della gente, studiando i volti, la psicologia, assistendo a situazioni particolari, a girare la città, gli angiporti, le strade lussuose e i vicoli sporchi di periferia. Accompagnato dalla sua immancabile Leica, fotografava scorci e persone che integravano il pezzo.
Questo terzo volume è arricchito da oltre cinquanta foto dei luoghi visitati Simenon, Cristobal, India, Panama, Tahiti, Guayaquil. Scoperte, meraviglie, luoghi mai immaginati, con abitanti che, nonostante la povertà affrontavano la vita con il sorriso, accogliendo bene i turisti. Non mancavano neanche le delusioni. Come quando lo scrittore belga visitò la casa di Gandhi, a Bombay, che lo deluse e pensò che viaggiare serve, in fondo, anche per segnarsi i luoghi dove non tornarci mai più. Ne bis in idem, dicevano già gli antichi. Ma è interessante anche la dimensione psicologica dei turisti che Simenon affresca: dagli statunitensi boriosi ai propri connazionali e, talvolta, ai gentiluomini. Il racconto di Tahiti, l’”arcipelago degli amori”, è particolarmente interessante: Simenon descrive la casa del regista tedesco Murnau, che girò lì il film “Tabù” nel 1931, pellicola che dette scandalo per le giovani donne con il seno scoperto, le dicerie locali sui fantasmi. In fondo non apprezza tanto i luoghi e, reazione istintiva, si infastidisce nel vedere la città piena di esercizi commerciali gestiti da cinesi…
Norvegia e Lapponia
Ma particolare scalpore suscitò il viaggio in Norvegia e in Lapponia, passando dai Mari del Sud al regno del gelo. Molti considerarono folle la decisione di avventurarsi in quelle latitudini e con quel gelo. Del resto quel viaggio, intrapreso in inverno, si rivelò per Simenon, come egli stesso afferma, il più bello. Il vero gelo, il Grande Nord, si sente solo dopo aver superato il circolo polare artico e la cosa che colpisce di più il celebre scrittore è il buio, le poche ore di luce e le mattinate che somigliavano a notti nere rischiarate dalla luce artificiale.
Quando scrive di Panama, “l’ultimo crocevia del mondo”, descrive un brulichìo di uomini, di merci, di navi con i colori, la vita. “Se i crocevia del mondo da un lato si ingrandiscono a una velocità prodigiosa, dall’altro non mantengono a lungo l’innocenza”. Per non parlare degli occidentali che finirono nelle isole Galapagos convinti di trovare il paradiso in terra e per scappare da problemi che avevano in sospeso in patria, incorrendo poi in problemi maggiori.
Insomma, i resoconti dei viaggi di Simenon sono una geografia del viaggiare ma anche una geografia dell’uomo, dell’essere, con il solito approfondimento di sentimenti e di vita che la narrazione porta con sé.
*A margine dei meridiani, Georges Simenon, Adelphi, pp. 224 più 66 pagine di foto f. t.; (trad. dal francese di Giuseppe Girimonti e Francesca Scala); euro 16